Da piccolo, in estate,
qualche volta ottenevo il permesso di rimanere alzato fino a tardi come
eccezionale concessione. Tardi vuol dire che si superavano le ventidue, che era
il massimo concesso per vedere il programma tv in prima serata, e ci si poteva
avvicinare alla mezzanotte. Ufficialmente era per giocare di più, o
semplicemente per provare l’ebbrezza del calare della notte più profonda e
misteriosa. In realtà, era per vedere scorrere la sigla che segnava la fine
delle trasmissioni televisive. Perché una volta le trasmissioni finivano, senza
roteare in una vite perpetua. Soprattutto quando la Rai era praticamente da
sola, la notte era il terreno del monoscopio. Terminava l’ultimo programma della
giornata, magari il telegiornale, e poi compariva lo sfondo di un cielo
nuvoloso in quel bianco nero che era l’unico consentito. Un traliccio delle
trasmissioni, che all’epoca mi pareva un oggetto esotico, marciava dal basso
verso l’alto, e risuonava questa musica particolare, che sembrava provenisse
dallo spazio profondo ed era, infatti, Armonie del pianeta Saturno composta da
Roberto Lupi. Il traliccio spariva nel cielo ideale costituito dal lato
superiore dello schermo, il cielo nuvoloso rimaneva da solo e in un corsivo
graziato appariva la scritta Fine delle trasmissioni. Ora era davvero notte,
una notte quasi medioevale. Eravamo rimasti soli, senza assistenza anche di
questa primitiva tecnologia. Ora regnava solo il silenzio di automobili sempre
più rade, e si entrava in una dimensione diversa. Nel periodo estivo era più
difficile incontrarla, questa sigla, motivo per cui si trattava di un vero
evento.
Il mistero poi divenne
colorato, e infine sparì in favore di altre sigle prima di defungere del tutto
causa mancanza di soluzione di continuità delle trasmissioni. Col progredire
degli anni, comunque, avevo perso interesse per quel mistero. Mi capita però
ancora oggi di andare a cercare quel breve filmato e di chiudere gli occhi, per
godere delle armonie del pianeta Saturno: rinasco nel 1976.
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