martedì 6 marzo 2018

DIGITALE PURPUREA di Roberta Sandrini

L’altra sorrise: E dì, non lo ricordi quell’orto chiuso?
I rovi con le more?I ginepri tra cui zirlano i tordi?
I bussi amari? Quel segreto canto misterioso, con quel fiore, fior di ... morte
“Ed era vero?Tanto io ci credeva che non mai, Rachele, sarei passata al triste fiore accanto”

 
“ Stai meglio coi cuscini messi così?” “Sì grazie, lasciali stare, che tempo fa fuori?” “Ha smesso da poco di piovere, fa ancora freddino, ma come esce un raggio di sole si sente la primavera, lontana ma anche vicina, è strano” “Te l’ho già sentita dire questa cosa, sedute nel giardino della scuola, tu sull’erba, io sulla panchina, mi indicavi la prima margherita che era  riuscita a spuntare di notte, piccola, piccola, eppure di un bianco che non era neanche un bianco, tanto era squillante … ma io preferivo non crederci e rimanere seduta dov’ero”

“Quanti fiori avrei voluto vedere insieme a te! Ma non c’eri e ti mandavo le foto” “Ti ringrazio” “Molte volte mi sono sentita egoista, come se stessi facendo qualcosa di ingiusto” ”Perché?” “ Perché vivevo pensando solo al presente, alle cose che potevano farmi felice in quel preciso istante, mentre invece avrei dovuto fare come te, trovare una persona, fare famiglia” ”Se le cose che hai fatto ti hanno reso felice non devi avere rimpianti, in fondo il primo pensiero che dobbiamo avere è verso noi stessi … e poi davvero hai cominciato a rimpiangere il non aver avuto figli?” “ No, non è una cosa che avrei fatto per me, perché la desideravo dal profondo, è qualcosa che avrei fatto per altri, i miei genitori per esempio, per contribuire a non so bene che cosa, la società, la stirpe … quindi forse ho fatto bene” “ Il pensiero del futuro per me, era come quella margheritina che mi indicavi ai bordi del giardino, piccola ma impettita e scintillante contro il cielo grigio ed i rami spogli … era bella, portava con sé tante promesse, ma lo stesso non ci credevo e rimanevo ferma, immobile sulla panchina, indecisa sul da farsi” “ ”Non li volevi i tuoi figli?” “Sì ma li voluti veramente solo dopo, quando erano dentro di me … si pensa che certe cose siano innate, accadano o meno sapremo come affrontarle, invece devi aspettare che diventino reali per poter dire se ti sta bene che accadano oppure no”

“ E’ vero! Una delle fregature della vita! Oddio non tutte si rivelano fregature, alcune per fortuna diventano belle sorprese, altre no ...” “Ho capito a cosa ti riferisci, non me lo perdonerai mai …” “ Non ho fatto abbastanza per te in quel momento, mi è sembrato giusto lasciarti libera di seguire i tuoi desideri, per quanto non li condividessi, ma era la tua vita, mi dicevo, e se ero un’amica non dovevo giudicarti, non dovevo abbandonarti, dovevo sostenerti anche se non ero d’accordo con te … invece avrei dovuto prenderti per un braccio, scuoterti ed urlarti in faccia “che cazzo fai?Ma sei proprio convinta? Perché vedi questo,questo e poi quest’altro ... come con una bambina! A volte, come diceva mamma, ci vuole solo un ceffone ben dato!”

“ E come una bambina avrei reagito, ribellandomi e puntando i piedi, lascia stare .. per quanto anche lui, guardando indietro, era come il piccolo fiore colorato, spuntato da chissà dove, che lascia intravedere la primavera, e nonostante questo tu rimani ancorata a quella panchina, immobile, ti piace ma non ti fidi, vorresti aspettare, vorresti rimanere proprio ferma e non fare nulla, guardare le cose accadere ma magari agli altri, senza partecipare …” “ Un presentimento! Come quelli che diceva di avere sempre tua mamma!Che però li seguiva …” “ O ero io che parlavo a me stessa! Dovremmo sempre ascoltarci, senza aver paura ...”     

“ Ha chiesto il rito abbreviato” “Lo so,gli farò l’unico dispetto della mia vita e morirò in tempo per la prima udienza,cosi’ gli toccheranno minimo trent’anni” “Imbecille che dici?” “Sono seria, non sto scherzando,voglio usare la mia morte per uno scopo preciso … anche se non lo odio, mi invade solo una grande malinconia quando penso a tutto, la mia vita con lui, fino qui …”

 
Piangono un poco, nel tramonto d’oro,, senza perché. Quante fanciulle sono nell’orto, bianco qua
E la’ di loro! Bianco e ciarliero. Ad or,ad or,col suono di vele al vento,vengono. Rimane qualcuna e legge un  suo libro buono.
In disparte da loro, agili e sane, una spiga di fiori, anzi di dita spruzzolate di sangue, dita umane,
L’alito ignoto spande di sua vita.

“Le cose accadono perché si possa imparare da loro o perché devono accadere ed accadere a noi?” “Intendi senza possibilità di intervenire o invece con la possibilità di modificare il corso delle cose a partire da quello che già è stato, già è accaduto?” “Sì” “Le cose accadono perché devono accadere, sta a noi imparare qualcosa da quello che già può esserci capitato ... così , se dovessimo trovarci di nuovo in circostanze uguali o simili, potremo affrontarle diversamente” “Sì deve essere così” “Allora perché a volte lasciamo che le stesse cose non facciano altri che ripetersi?” ”Perché siamo stupidi? Non abbastanza svegli,non abbastanza intelligenti? O crediamo che comunque non abbiamo la capacità di reagire diversamente, non abbiamo fiducia in noi stessi cioè?” “L’una o l’altra circostanza, a seconda della persona” “Nel mio caso?” “La seconda, è ovvio”.

“ Oggi deve essere una bella giornata, si intuisce, anche se non mi arriva molta luce fin qui … ma ho sentito gli uccelli cantare in un altro modo, stamattina presto, come fossero ansiosi che il giorno arrivi, invece che limitarsi a segnalare che si intravede un po’ di luce, un’ alba livida che annuncia freddo ... come nel giardino della scuola, tanto tempo fa ... ho ripensato a come cantavano allora e mi sono detta che una nuova stagione deve stare per cominciare …” “In effetti sta arrivando la primavera finalmente” “Tu sei rimasta sempre lì,in un certo senso, nel giardino della scuola, ed è stato come se fosse rimasta un po’ primavera per te … non nel fisico ovviamente ma nello spirito quello sì…” “Veramente, da quando sono morti i miei genitori, una neve leggera ma infinita ha iniziato  cadere e fa sempre un po’ freddo malgrado tutto” “Ma tu non hai permesso a cose che non potevi evitare di sopraffarti, hai saputo riconoscere le cose che potevano danneggiarti ed hai saputo evitarle, quando avevi la possibilità di farlo … come hai detto tu, appena adesso” “Ma se non ho saputo evitare quello che ti è successo e ti succederà, che l’inverno arrivi e rimanga per sempre, poco importa””No, sono sicura che nonostante tutto, saprai far rimanere almeno un po’ di primavera” “Non sono così forte” “Ma lo diventerai”.

Maria, ricordo quella greve sera. L’aria soffiava luce di baleni silenziosi.
M’inoltrai leggera,cauta,su per i molli terrapieni erbosi. I piedi mi tenea la folta erba.
Sorridi? E dirmi sentia:Vieni! Vieni!
E fu molta la dolcezza!Molta!Tanta che vedi (l’altra lo stupore alza degli occhi, e vede ora, ed ascolta
Con un suo lungo brivido) si muore!

“All’improvviso mi è venuto freddo … e mi sembra anche di vederti attraverso delle onde”
“Vado subito a cercare qualcuno”
“ Se vuoi … ma aspetta, c’è un’ultima cosa che volevo dirti prima” “Cosa?”

“E’ stata una mia scelta, è stata tutta una mia scelta, non sentirti in colpa ... sono stata io a non voler cambiare le cose, sono stata a non voler imparare da quello che accadeva, a non voler reagire diversamente, a lasciare tutto accadere senza mai allontanarmi … ho agito rimanendo ferma … come quando mi indicavi quel fiore nel giardino, volevi andare insieme a coglierlo ma io rimanevo seduta, immobile, ma forse, ora mi viene in men te, non incerta ma decisa nel mio rimanere su quella panchina ... e nonostante questo è stata primavera, per poco ma lo è stata, forse ancora più intensa proprio perché è durata tanto poco … ed ora che è tornata,me ne vado ...”         

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