Una
sommessa arrogante volenterosa scommessa
per
dimostrare chi è il più debole.
'Sono
niente.'
'Sono
dolore senza di te.'
Pancia
vuota
pensiero
sgretolato
frigo
vuoto
tempo vuoto
amor con toda su brujeria, porqueria,
in
piedi con la televisione accesa e un piatto a spirale in frantumi.
Basta
un colpo di tosse a capovolgere il 14 in 18,
l'Emendamento
delle cose guaste.
Incrocio
uno yogurt con un libro
-(noioso
, così noioso!)-
come
solo l'ideadiunapersona invece della persona puo'
essere.
E
pensare che ti avrei amato lo stesso.
Anche
senza foster wallace
anche
senza quei brutti momenti di inestetismi metafisici retrivi
mentre
volevo baciarti e basta.
Fosse
chiaro...
Mi
sconquassa rivedermi a testa in giu'
a
pigiarmi su una calcolatrice invisibile:
meno
silenzio delle dodici e cinquantatrè uguale...
Uguale
a cosa?
A
un'ombra stracciata. Un permesso non regolabile. Una linea di Tarocchi non
edificabile. Un ponte non rintracciabile.
Mi
vien da ridere. Mi viene da vomitare.
Insomma,
mi viene.
Tu?
Non venivi.
Io?
Nemmeno.
Anzi,
io, proprio, mai.
La
punta dei tuoi capelli corrrisponde al culmine della mia finzione,
carne
dopo occhi,
voce
dopo peli,
lingua,
sogni
cocciuti,
gatti
strozzati dalle carezze.
E
lo hai.
Ti
avrei, potrei, riconoscimi.
Spegniti
una buona volta.
Non
avrei mai creduto di finirla così, e adesso
mi
viene da voltarmi, da mangiare un'arancia, da spaccarmi un braccio,
mi
viene.
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