martedì 31 ottobre 2017

JIMY di Roberta Vannucci

Jimy arriva da lontano. Posti esotici riflessi sulla sua pelle. È sobrio solo quando si é appena svegliato e se ne sta nel solito bar a leggere il giornale. Ogni giorno, la stessa cosa. Appena sveglio, nella sua testa, c'é solo il pensiero del caffè e quando, dopo il secondo, chiede anche la prima grappa della giornata, questo è qualcosa che egli giudica del tutto casuale. Come se non fossero ormai più di trent'anni che comincia così ogni sua giornata da ubriaco. In fin dei conti, non sarebbe  tanto la prima grappa, quanto piuttosto l'effetto domino che ne consegue. Ma lui sembra non saperlo. Non se lo ricorda mentre assapora il suo caffè e l'inizio di una nuova giornata. Jimy ogni tanto alza gli occhi dal giornale e si guarda intorno. Qualcuno lo saluta. Lui risponde sempre a tutti, lo fa per educazione. E per nascondere il fatto che proprio non riesce a ricordare di averti mai visto. A intermittenza tornano gli attimi della sera prima. O era quella precedente? Alla quarta grappa si alza. Se ne tornerebbe volentieri a letto. È l’ora di pranzo, a giudicare dalle gente nei ristoranti. Jimy si incammina verso Via dei Serragli. Prima però ci starebbe bene un kebab. Ma quando si avvicina al negozio di Azim, l'egiziano, la sete gli impone di prendere una birra. È colpa della grappa. Ma poi Azim si mette a parlare e ad inveire sul fatto che si faranno controlli più frequenti nei locali contro la vendita di alcolici ai minorenni e allora Jimy si beve altre tre birre, per prima cosa perché lui non è più minorenne da un bel pezzo; poi perché per ascoltare Azim e accettare il giro di vite sull'alcool, gli ci vuole un aiuto. In un attimo è di nuovo in strada. Chissà se l'ha salutato Azim. Di certo si è scordato di mangiare il kebab. Jimy cammina lentamente e lentamente arriva in Piazza del Carmine. Vede il suo amico Pino addormentato per terra. Durante la notte Pino dorme sugli scalini della chiesa ma la mattina, per evitare di urtare la sensibilità, e anche qualche pedata, dei fedeli che si recano alla messa di buon'ora, si sposta dall'altro lato della piazza, tanto il ristorante lì davanti apre tardi e nessuno lo manda via. Abbracciato a se stesso Pino sta dormendo profondamente e ogni tanto rutta bofonchiando qualcosa. Jimy si avvicina al compagno e si china per prendere il fiasco di vino posato accanto a lui. È quasi vuoto. Giusto tre belle gozzate. E Jimy se le fa ma quando si abbassa a deporre il fiasco, perde l'equilibrio e cade addosso a Pino che scatta in piedi bestemmiando e Jimy se la ride talmente che non riesce ad alzarsi; così resta a terra e il sole illumina la sua sagoma distesa sul marciapiede. Pino tira un'altra bestemmia quando si accorge che il vino è finito e propone di andarne a prendere un altro fiasco al vinaino all'angolo. Jimy allora ritrova le forze e si alza. Ha smesso di ridere. È tornato serio perché gli sembra di aver dimenticato di fare qualcosa. Si è dimenticato della fame ma ormai Pino è partito deciso verso il vinaino e lui non può lasciarlo solo. Poi quello va a finire che si sbronza! Pino è calabrese e ha girato tutta l'Italia. Un tempo faceva il camionista ma poi l'avevano licenziato per fare entrare il figlio di un pezzo grosso, diceva lui; Jimy sapeva che era stato per l'alcool perché un pezzo grosso, il camionista lo fa fare al suo peggior nemico mica al proprio figlio! L’oste del vinaino all'angolo li conosce entrambi, Jimy e Pino, e quando li vede arrivare oltre il vetro del negozio, comincia a preparare due bicchieri di vino. Gli dispiace cacciarli via ma a quell’ora c'è la gente che viene per il pranzo e loro sanno che non sono gradite scenate. Troppe volte si sono sfiorate risse o denunce. Oggi sembrano ancora piuttosto sobri. I bicchieri sono già pronti e l'oste spera che bevano velocemente e che magari paghino pure. Jimy e Pino entrano e in effetti se la gestiscono ancora bene. Dopo i primi bicchieri si fanno fuori una bottiglia a testa. Jimy lascia sul banco 5 euro e, appoggiandosi l'uno all'altro, i due escono zigzagando tra i tavoli. Jimy ha voglia di una sigaretta e la chiede ad un ragazzo con i dread che gli lascia anche l'accendino. La gente è proprio buona pensa Jimy e si incammina verso Porta Romana dove si accorge che Pino non è più con lui e allora si arrabbia e dentro di sé manda al diavolo l'amico perché non lo ha neanche salutato. Gli sale un po' di tristezza ma poi passa una biondina in bicicletta con due belle tette e lui pensa che avrebbe proprio voglia di fare sesso, ziggy, ziggy, come dice lui. Entra nel circolino di Porta Romana e ordina un grappino. Lo beve ma poi deve andare al cesso. Quando torna al banco, si è già dimenticato di aver bevuto la grappa e ne ordina altre due, di cui una offerta. Cerca di dialogare con il barista ma questo, che lo conosce bene, con una scusa lo lascia solo a parlare a sé stesso. Pino è proprio un coglione. Lo conosci Pino? Jimy vuole parlare di Pino con qualcuno ma il tipo che sta bevendo un caffè accanto a lui si allontana appena sente il tanfo del suo alito. Jimy esce dal circolino e siccome proprio lì davanti c'è una panchina, si sdraia un attimo. Chiude gli occhi e gli appare la faccia di Pino, che però in realtà è il barista, che gli apre una porta del circolino e in una stanza c'è la biondina della bicicletta e lui si avvicina perché se la vuole scopare ma sul più bello viene svegliato da due mani alle quali é associata una voce forte e decisa. Apre gli occhi e non capisce se é un sogno o la realtà. Comunque di fronte a lui ci sono due poliziotti che gli chiedono se sta bene e se ha bisogno di qualcosa. Jimy socchiude gli occhi e sorride. Sta benissimo, si sta solo riposando un po'. I poliziotti in quella zona quelli come lui li conoscono bene e si allontanano senza neanche controllargli i documenti. Jimy non può più dormire e si alza. Imbocca Via dei Serragli e incontra la Gina che sta rientrando a casa. Lei lo invita a salire e lui si fa onore salendo settantasei scalini senza mai inciampare. La Gina apre la porta e come sempre arrivano di corsa i suoi tre gatti insieme al tanfo di piscio misto a quello di scatolette. Jimy entra e si lascia cadere sulla seggiola di cucina. La stanza è buia e la Gina apre le imposte. La cucina è unta e sporca ma il tavolo è pulito e anche il bicchiere pieno di vino che lei gli sta porgendo. La Gina è una lesbica di sessant'anni dalle carni grasse e sfatte. Beve più di un uomo, le mancano tre denti e fuma due pacchetti di sigarette al giorno. È lesbica ma se beve diventa anche bisex. Si scolano due bottiglie di vino e si aggrovigliano sul divano. Non compicciano nulla perché sono troppo sbronzi, allora Jimy butta giù un altro bicchiere ed esce di casa. Sul portone inciampa e per poco non finisce sotto ad un motorino il cui conducente lo manda a quel paese. Ormai è sera e Jimy torna barcollando in Santo Spirito. Non riesce più a vedere tanto bene le sagome che sfuggono ai suoi occhi intrecciati. Qualche ombra lo saluta e lui crede di rispondere ma lo fa troppo tardi, quando l'ombra è già svanita e si è confusa nel sole del tramonto con le altre ombre della piazza. È primavera e la gente rallenta la sua fretta perché in questa stagione Santo Spirito rapisce lo sguardo e invoglia a sostare sulle panchine o davanti ai bar aperti. Jimy parla con tutti e non si accorge di parlare da solo. Chi non è del quartiere e si trova a passare di lì per caso, lo scansa. Le mamme tirano a sé i bambini e le fidanzate si stringono al braccio del loro accompagnatore. Ma la gente che lo conosce, rivolge a Jimy solo qualche sguardo. È semplicemente un'immagine consueta che completa l'ambiente. Un elemento d'arredo in un gioco di esterni. Qualcuno è un po' scocciato perché lo conosce e, siccome vede Jimy parecchio ubriaco, teme possa attaccare discorso e lui non ha certo voglia di parlarci, specie ora che sta facendo l'aperitivo con la sua collega, con suo fratello o anche da solo. In effetti Jimy ha voglia di comunicare a qualcuno che ha bisogno di un bagno. Entra nel primo locale che vede, attirato dai movimenti del bandone che è appena aperto. I baristi lo conoscono bene e sanno che per tenerlo buono basta offrirgli da bere. Jimy barcolla ma accetta volentieri una birra. È caldo e lui è assetato. I contorni delle cose gli danzano intorno e non riesce a mettere a fuoco le dimensioni e le distanze tra gli oggetti. Inciampa su uno sgabello e si appoggia con una mano al muro, con l'altra sullo specchio davanti al bancone dove lascia due ditate sporche. Il barista gli chiede se va tutto bene ma lui non sente neanche una sillaba. Afferra la birra che il ragazzo gli porge, cerca di intavolare una discussione sul senso della vita dopo i cinquanta anni ma il barista gli fa capire che deve lavorare. I primi clienti stanno entrando e Jimy deve essere gentile e magari uscire dal locale visto che ha già rimediato una birra. Contrattano l'aggiunta di un rum e Jimy esce inveendo contro una coppia gay con la quale si scontra. Sbraita qualcosa sull'impossibilità di preferire il cazzo alla fica. Un gruppo di ragazzi seduti ai tavolini fuori ride. Jimy è instabile sulle gambe. Ormai ciò che vede non corrisponde alla realtà. La vista è appannata e i sensi a mille. L'eccitazione ai massimi livelli deve essere contenuta o sfogata a caso. Eppure Jimy sente le forze mancargli. Deve stendersi e il luogo migliore è una panchina. Vi si sdraia. Il fresco della sera primaverile lo rasserena. I mostri scompaiono e i suoni si attenuano. Calano le ombre sui suoi occhi e finalmente arriva la pace. Jimy si addormenta sognando l'oceano come al solito. E come al solito si piscia addosso.

Nessun commento:

Posta un commento