Ora
si è messo in testa di spararmi. Quel frustrato. Da ridere. Pensa che dovrei
aver paura di lui? Si muove come un orango e ci vede pure male da lontano. Cosa
si è messo in testa di fare? Ogni passo che fa lo sento benissimo, lo sento
ogni volta che muove il suo corpo maldestro, lo sento camminare al piano di
sopra, perché il pavimento in legno scricchiola, quindi sento ogni centimetro
di piede che ci appoggia. Sono pronto, signor Goljadkin!
E'
convinto di essere un figo, il signor Goljadkin. Si veste ancora come quando
aveva vent'anni, crede ancora di essere piacente come allora. Ammetto che a
vent'anni era carino. Carino, ma niente di paragonabile alla bellezza, o
all'avvenenza fisica. Carino, punto e basta. Si ingelatinava i capelli, si
vestiva di nero e poi andava a ballare. Su dieci rimbalzi, una ci stava; è
anche un fatto di probabilità. Devo dire che era pazzo, e questa è una carta
che funziona con le giovani donne. Funziona -sia chiaro- fino ai trent'anni
circa. Dopo i trent'anni le donne cominciano a fare i conti, conti di soldi, di
sicurezza, di prole, di famiglia ecc. Quindi un pazzo tra i piedi, dopo i
trent'anni, certo non lo vogliono. Vaglielo a spiegare al signor Goliadkin, che
ancora fa le improvvisate, fa le follie, crede di incantarle ancora, le donne,
in questo modo! E' quasi in età
pensionabile e fa ancora il bello e dannato. Semmai, il bello d'annata, può
fare!
Io
si che sono bello. Io si. Mica lui. A volte guardandomi nello specchio mi
commuovo. Sono così bello e nessuna mi cerca. Nessuna mi vuole. Per colpa sua,
del signor Goljadkin! Quando le donne si avvicinano a me, si accorgono di lui,
del pazzo, e fuggono! D'altra parte viviamo insieme! In questa catapecchia che
sta crollando a pezzi. Non sono riuscito a mandarlo via. Mai. Ma ora sono
pronto. La mia pistola è carica. Otto colpi. Densi. Prima o poi scenderà le
scale, il signor Goliadkin! O pensa di starsene al piano di sopra tutta la
vita? Io sono giù che lo aspetto. Tranquillo. Cronometrato. Non mi scappa,
certo che no. Io sono bello, altro che lui. Ma ora si cambia! Non gli
permetterò più di importunare la mia vita sociale!
Sono
i piedi nell'ingresso da dodici ore. E lo aspetto. Nella penombra, che mi è
amica. Ho messo uno specchio in fondo alle scale, dal quale posso vederlo
arrivare, se scende. E scenderà di certo, perché il bagno è al piano di sotto,
non ha altre uscite, a parte la finestra. Si butterebbe dal primo piano?
Macché. Il suo atteggiamento romantico di quello che vive all'estremo è tutta
una sceneggiata. Ha paura di tutto, altroché, io lo conosco bene. E'
ipocondriaco. E' maniacale. Si lava le mani dieci volte al giorno. Ecco perché
scenderà. Per lavarsi le mani.
Mara.
Se penso a Mara salgo su di corsa e lo faccio fuori subito, come un cane. Ma
devo stare attento. Ha una pistola anche lui. Mi aspetta anche lui. No, non
devo permettere che il ricordo di Mara mi faccia perdere il lume. Anche se ne
avrei tutti i motivi! Mara era così bella! Bionda, ingenua, magra ma con due
tette enormi, gli occhi da cerbiatta. Me la coltivavo da mesi. Con cura. Con
rispetto. Con la dovuta gradualità. Ma una sera incontra in un locale il signor
Goljadkin appena tornato dalle vacanze, su di giri come uno struzzo, io non
c'ero, non potevo controllare, proprio quella sera avevo da fare! Mi hanno
raccontato tutto, però. Arriva nel locale abbronzato e ubriaco come sempre, il
signor Goljadkin! “Mara, qual buon vento!” “Io qui, io là, io sopra, io sotto!”
(parla sempre di se stesso, il signor Goljadkin). Insomma, tempo quattro
battute e l'avinghia, la pomicia, la tocca ripetutamente su tutte le tette, il
signor Goljadkin! La povera innocente sprovveduta Mara! Che poteva fare, lei?
Non ha potuto resistere a quel polipo invadente impertinente! Perché al signor
Goljadkin manca la testa, ma non si fa problemi a muovere il corpo! Risultato:
la povera Mara è sparita dalla circolazione. Non ne ha voluto più sapere di
nessuno dei due. Perché ha ceduto al signor Goljadkin, ma poi si è giustamente
e doverosamente pentita! Avrà pensato: è
proprio un animale, il signor Goljadkin! Un animale ubriacone! Pronto a
divorare il mio corpo e del tutto incurante della mia anima! Un egoista
sensuale e zotico!
E
io? Io, che c'entravo? Perché si è arrabbiata anche con me?
Ma
io so cosa devo fare. Io gli sparo, al signor Goljadkin. Ecco. Così la finiamo.
Sono sicuro che adesso è in bagno, a ingelatinarsi i capelli. Mi sembra di vederlo,
che canticchia e insieme si ingessa il ciuffo, in camera. Patetico. Vuol fare
il punk, il dark, vuole andare in roccoteca, lui, e conoscere femmine giovani,
quando avrebbe bisogno della badante, più che altro! Ah, ma deve scendere! Deve
lavarsele, le mani! E poi, si deve rendere conto che ormai è desolatamente
solo! Infatti, a volte si veste, si profuma, si ingelatina, poi si mette a
sedere sulla tazza del cesso. E sta fermo, lì,
per delle ore. Si rende conto, in quei momenti, che la giovinezza è finita,
e che lui si è comportato sempre da egoista farabutto con le donne, e ora
nessuna più lo cerca, altroché. E io me la rido! Io esulto! La giustizia,
finalmente! Io che volevo innamorarmi, sposarmi, fare dei bambini -o anche
prenderli già fatti, perché no, si risparmia tempo, tanto con la compagna
giusta si può fare tutto! E invece? Io qui, io come una badante, invecchiato
anch'io ormai, ho sprecato i miei anni belli! Mi consumavo a guardare quelle
ragazze, anzi che dico? Degli angeli! Parlavamo. Ci capivamo. C'era una bella
intesa tra me e loro, feeling! Il cinema, il teatro, le lunghe discussioni. Una
perfetta armonia. Poi arrivava lui! La bestia! Con quella lingua! Con quelle
mani!
Mi devo calmare. Non devo permettere all'emotività di
prendere il sopravvento. Devo essere lucido. Cristallino. E aspettare. Ora
scende. Questione di minuti. Di secondi. Perché è maniaco, deve lavarsi le mani
spesso. Tanto, io l'ho appena fatto
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