Nuvoloni
densi, color piombo, si avvicinano alla spiaggia, guerrieri minacciosi in
procinto di attaccare il nemico.
Decidiamo di ignorarli. Non sembra prevista pioggia per oggi; l’ha detto
anche il meteo e pare che non si sbagli mai, o quasi.
Dall’orizzonte,
in lontananza, arriva il brontolio cupo dei tuoni; strisce di vapore grigie
segnalano i temporali in corso nella zona. I lampi illuminano il cielo come
serpentelli guizzanti.
Tutti
sappiamo che questo è il momento più pericoloso. Quando ancora non piove e
l’aria è carica d’elettricità, i fulmini si abbattono subdoli e spietati sulla
spiaggia e sul mare. Capita spesso qui. Bagnanti ignari sono colpiti da saette,
attirate magari da una catenina d’oro o da un cellulare acceso.
In
Salento la natura è violenta; ha lo stesso carattere esuberante delle sue
giovani e avvenenti donne. L’estate non è fatta di sfumature, toni bassi. Piove
di rado e il sole non dà tregua. A volte sulla spiaggia si aspetta con sollievo
quella nuvoletta candida come un velo da sposa che, per un attimo, copra il
sole implacabile, regalando un momento di refrigerio.
In
ogni modo, non c’è da fidarsi nemmeno quando il cielo è terso, la luce
abbagliante e il mare è fermo come un arcobaleno con tante tonalità d’azzurro,
da quella madreperlacea del bagnasciuga al blu cobalto dell’orizzonte. Poiché,
all’improvviso, in quell’immobilità perfetta e senza tempo, si alza un vento
dispettoso di tramontana che, in un secondo, trascina in mare tutto ciò che
incontra.
Gli
ombrelloni, se non sono ancorati con una fune a una grossa pietra, volano via
come fuscelli. I materassini e i palloni sono risucchiati e, in un battito di
ciglia, sono irraggiungibili, puntini rotolanti all’orizzonte, verso la
Calabria. Anche fare il bagno può essere pieno di insidie. La corrente ti porta
al largo senza accorgertene. “Porta dietro”, dicono da queste parti.
Ma
ecco che adesso il temporale si scatena in tutto il suo fragore. Goccioloni
violenti macchiano di scuro e bucano la sabbia dorata. Il mare ha assunto il
colore di un cappuccino schiumoso.
Ci
siamo traccheggiati, spettatori ipnotizzati da uno scenario grandioso e adesso
ne paghiamo le conseguenze. In fretta, raccogliamo le nostre cose e saliamo
svelti lungo il sentiero d’arbusti verso il lungomare, riparandoci sotto
l’ombrellone. Io rimango indietro, fradicia, affannata: perfino il respiro si
riempie d’acqua!
Ci
rifugiamo in macchina, cercando di asciugarci, ma i teli sono più bagnati di
noi. Al chiuso fa un caldo umido soffocante. Apro il finestrino, ma uno spruzzo
mi riempie gli occhi di pioggia. Lascio un piccolo spiraglio, giusto per
respirare.
Partiamo
lentamente, in silenzio. Nessuno ha voglia di tornare a casa; sono soltanto le
undici e immaginiamo già cosa potrebbe accadere tra poco.
Infatti,
mentre percorriamo, senza fretta, la strada che conduce in paese, dieci
chilometri di ulivi e vigne, la pioggia comincia a rallentare il suo ritmo,
piano piano, fino a scendere con la cadenza di un contagocce.
Il
sole non è scomparso affatto, per oggi. E’ ancora lì, dietro le nuvole, pronto
a fare capolino. Non si fa attendere. Uno spiraglio di luce s’insinua tra due
nubi; sembra timido, ma poi s’infonde coraggio e sguscia fuori vittorioso. Il
sole dopo la pioggia è molto più caldo e forte. Come se l’acqua scrosciante lo
rigenerasse, regalandogli nuovo vigore e luminosità.
Ci
lanciamo uno sguardo d’intesa. Torniamo indietro!
Scendiamo
lungo il sentiero. Gli arbusti umidi di rosmarino selvatico e di ginepro
sprigionano un profumo inebriante. La pioggia generosa ha risvegliato gli odori
un po’ assopiti dalla calura estiva; ha donato maggiore brillantezza al verde
della macchia mediterranea.
La
spiaggia è bagnata; tempo un’ora e la sabbia sarà di nuovo calda e asciutta. La
giornata, ricca d’emozioni, ha messo a tutti una gran fame. Mangiamo in piedi
focacce al pomodoro. Affondiamo con avidità i denti in quella soffice delizia,
una carezza per il palato, tutto il sapore del sud in un solo boccone!
Assaporiamo poi la fragranza del melone giallo, colore e profumo di sole.
Visto
che i teli sono ancora umidi, decido di fare una passeggiata in riva al mare.
Respiro a pieni polmoni l’odore intenso di salmastro. Ogni fibra del mio corpo,
ogni poro della pelle fa scorta di quest’aria preziosa. Mi sento piena
d’energia, come rigenerata da nuova linfa. Vorrei tanto camminare per ore, fino
allo sfinimento, ma le gambe cominciano ben presto a cedere, nella fatica di
affondare i piedi a ogni passo. Ho il fiato affannato e un gran mal di schiena.
Mi siedo su un piccolo scoglio a osservare le onde bianche schiumose, sempre
più piccole, sempre meno irruente.
La
natura sta cominciando a fare pace con se stessa. Anch’io mi sento parte di
questa nuova quiete; il mio respiro adesso è lieve, lento come la caduta di una
piuma. Ho perso la percezione del tempo. Sono trascorse ore, o forse minuti,
istanti. Non c’è quasi più nessuno sulla spiaggia. Qualcuno sarà sicuramente
preoccupato per la mia lunga assenza e forse mi sta venendo incontro.
Vedo
infatti in lontananza due puntini neri…sempre più grandi. Il puntino più
piccolo agita le braccia in segno di saluto. All’improvviso mi risveglio da
quest’incantamento. Faccio un po’ fatica a ritornare alla realtà ma poi
abbandono lo scoglio e m’incammino verso di loro, felice.
Il tramonto non si fa troppo attendere alla
fine d’agosto qui al sud e il sole regala al mare strisce d’oro cangiante, prima di scomparire dietro le dune.
Nessun commento:
Posta un commento