martedì 31 ottobre 2017

COMPLEANNI di Narciso Fenice Ramparti

Finalmente ho una pistola. Un'arma simile avevo regalato a mio padre per il suo tredicesimo compleanno. E oggi che finalmente compio tredici anni a mia volta, è mia figlia a regalarmene una. O almeno così credevo. Scusate, non siete voi mia madre? Non vorrei confondermi, ma se state leggendo dovete essere per forza mia madre. Aspetta, aspetta, no. Cosa stavamo dicendo? Ah sì, già, bang! Bang! Bang!
 
Sciaoraga, come butta? Come avrete saputo ho avuto dei problemi negli ultimi otto mesi: sono stato internato e tutte cose. Adesso comunque sto molto meglio. Colpa del vecchio dottore, che non capiva niente e mi aveva dato le medicine sbagliate; ora ho un dottore nuovo, che è molto bravo e mi ha dato le medicine giuste.
 
In parrocchia avevamo paura dei drogati del diavolo. Ma l'uscita nell'87 di Canto Pagano dei Moda mi parve un compromesso ragionevole. Me ne fece dono il chiomato Zatteri: mi avvicinai così al mondo dei capelloni, dal quale mi trovo oggi irrimediabilmente bandito.
 
Coriandolare tutto il giorno poteva ucciderti, amico, nella spietata estate del '98. Un discreto nitore. Io ero un signore del pensiero, estraneo alle mode. Non volevo e non riuscivo a farmi coinvolgere. Simo, invece, a neanche vent'anni flirtava col cartello fiorentino della cocaina e per noi era quasi un dio. Ma un dio silenico, dionisiaco, misterico, iniziatico. 'Volete provare la bamba, raga?' Chissà, forse mentivamo quando dicemmo che eravamo scioccati e che non avevamo mai provato. Chi può dirlo? Fatto sta che Simo aveva preso a chiodo tipo cento grammi. Una storia pesa che gestì nel peggiore dei modi, perdendo un sacco di amici e rischiando la sua stessa vita. Erano gli anni in cui l'eroina cominciava a cavare i denti alle più belle ragazze del quartiere. Trovavo sempre più difficile continuare a studiare, ma per fortuna mio nonno mi aveva letto Pinocchio da piccolo e sapevo più o meno cosa fare.
 
Mio nonno, a sua volta, ha otto anni quando, mentre si trova sulla spiaggia con degli amici in una calda mattina di giugno del 1918, vede arrivare degli aereoplani che solcano rasenti il mare: per quanto si sgoli, mentre urla non riesce a sentire il proprio grido. Nel frattempo l'altro mio nonno ha tre anni e, pur vivendo a poche centinaia di metri di distanza, non può neanche avere idea della guerra che fino ad allora ha accompagnato la sua intera esistenza. Sarebbe interessante seguirne i diversi percorsi di vita durante il ventennio fascista. E anche dopo. Ma dobbiamo invece tornare subito nella seconda metà del ventesimo secolo, quasi dieci anni dopo lo scioglimento dei Beatles, in piena apocalisse punk. 
 
Quando esco dall'asilo, dopo ore di intensa disciplina prescolare, ho esigenze ben precise. In primis scorrazzare fra i piccioni nei giardini davanti a scuola. Adoro farli scappare. Al primo fiatone riedo al padre mio, dal quale esigo poi di fermarci al bar (tre paste) e al giornalaio (figurine e, se va bene, una bustona Fantasia o l'ultimo Barbapapà). Ovviamente senza dire nulla alla mamma, che comunque mi sorprende colla bocca sporca di zucchero; io allora mi rifaccio su mio padre, che incolpo di avermi sputtanato. Sono un cinquenne viziato e tirannico proprio a causa sua: ha voluto permettermi di essere libero di pretendere, dalle persone, dalla vita, da me stesso. E così per tutte le elementari e oltre. Fu un giorno al culmine di insidiose e depauperanti insistenze che gli promisi di dargli un milione appena ne avessi avuto la possibilità ('se me lo compri, da grande ti regalo un miglione'). Un milione di lire, ovviamente, corrispondente ad un onesto stipendio mensile dei primi anni '80. La sorte mi concesse di poter teneramente onorare quell'avito e già consapevole impegno nell'annus mirabilis 2002.
 
Giugno '90: chi ha pomiciato con chi alla festa di Giova? Vorrei non crederci quando mi raccontano che la Tiziana lo ha portato in camera e son rimasti chiusi un'ora. Nooooo, non posso sopportarlo. Non saprò mai riprendermi del tutto. E lo stesso resoconto di Giova ('altro che pomiciare!') mi brucerà per sempre. Sono ancora nel devastante purgatorio della mia immota e irreciprocante estraneità, nella più frustrante inespressione della mia virilità. A un passo dal diventare un serial killer o peggio.
 
L'altra faccia della torrida estate '98 non riuscì meno ruvida: ormai scafato, dovevo anzi stare attento a non farmi scopare da chicchessìa. Quante volte il grande Erettore ha dovuto essere il grande Ammosciatore. Oh, signori. Io apro i cieli e i mari, posso bruciare l'anima delle persone, e come confortavo le persone complessate al contempo castigavo chi presumeva di spiegare chi ero. Così, se mi prevedi ai tarocchi che stasera andremo a letto insieme – come fece la Vero dopo avermi chiesto di raggiungerla in camera – ammetto che è una mossa carina, però poi devo dimostrarti che posso cambiare il futuro. Specie per insegnarti 'Kualcosa sui tarokki'. Vent'anni in un battito di ciglia. Nulla è cambiato. Non ho mai ostentato la mia eterosessualità, e vivo in sintonia collo spirito dei tempi, ma tu devi conoscere l'educazione: non puoi venirmi su FB a chiedermi – come ha fatto Christian solo tre giorni fa – la foto del mio cazzo, per poi schernire la mia titubanza ed incoraggiarmi superficialmente ad esperire la mia presunta bisessualità. Io sono un fair player ma non sopporto che uno pensi di essere avanti a me solo perché è omosessuale. Mi son sentito molestato. E neanche riuscivo a vomitare gli insulti omofobici del caso, in quanto la mia cultura mi impedisce di formularli. Così non va bene. Compleanno dimmerda.

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