martedì 31 ottobre 2017

BRINDISI A VENIRE di Andrea Mitri

Camminiamo in mezzo ai pastini , in un silenzio spezzettato: da voci in lontananza, fruscii , rimbalzi sonori delle giacche a vento. Ogni tanto parliamo, di cose irrilevanti, o forse irrilevabili per uno e non essenziali  per l’altro. E’ tardi, per vedere i grappoli d’uva ed accennare al pensiero solitario e non esplicitato di rubarne uno.  Li hanno già raccolti , per farne quel vino aspro che hai assaggiato, piccola,  una volta, storcendo la bocca in un gesto di sicura riluttanza a venire. Qui è un labirinto di piccole vigne e muretti in pietra ; in lontananza,  di deviazione in deviazione , ritroviamo il mare, a volte appena accennato, a volte aperto e battuto leggero dal vento. Lo percorriamo abbastanza sereni, con la tranquillità cosciente dell’essere giustamente qui, un’altra volta. Cammini avanti a me meno incosciente , con la sicurezza del sapere dei tuoi limiti e la paura appena accennata di rischiarne il superamento: ti appoggi ai muretti, puntelli i piedi di lato nei passaggi scivolosi e guardi , un po’ il mondo un po’ il cammino. Vorrei dire cose che aumentino la vicinanza o recuperino l’immediatezza: ma il tempo è passato e tu sei cresciuta. Ma  c’è sempre qualcosa  che frena lo scorrere del tempo lieve tra noi, qualcosa che mina l’essere qui e non in un altro luogo. Possiamo anche non accorgercene, al momento, ma sappiamo che permarrà , nella distanza filtrata dal tempo,  che non si ripete, solo riappare, a sprazzi o costante.

Risaliamo il sentiero stretto, a volte interrotto, all’altezza degli occhi, da rami anarchici votati ad esplorare altri mondi, lontani dal tronco principale. Ancora qualche minuto e arriveremo all’ultima curva,  quella che poi immette sulla strada, poco distante dallo spiazzo dove abbiamo parcheggiato la macchina.

La casetta e il giardino appaiono di colpo, appena svoltato sulla sinistra.

Vorrei dirti che ci sarò sempre per te: qualunque cosa accada tu sarai sempre mia figlia, aria che mi si muove sempre intorno, bene senza chiedere. Ma taccio; e noto le tovagliette di plastica bianche e rosse, il tralcio di vite aggrappato alla ringhiera bianca e il mare che da qui nuovamente si vede, come per incanto.

Sei tu che proponi di bere un bicchiere, visto che ci siamo, per riprovare, che magari quello della volta scorsa era di qualità cattiva, malmostoso, come ero io stamani.

Ci sediamo in attesa di qualcuno .

Dovrei parlarti delle mie assenze, del mio passato e del mio presente, del mio scappare e ritornare. E mi piacerebbe tu mi raccontassi di un tuo aspettarmi , di un tuo odiarmi , di un tuo evitarmi.

Arriva una donna e ci chiede se vogliamo un bicchiere di vino, di quello loro, buono.

Tu mi guardi e ridi. E d’improvviso so che non neghiamo tutti e due quello che è stato .  Siamo fragili per natura nei confronti del mondo, noi , e continuerò a sbagliare, con te , con me, con tutti. Ma sappiamo che qualunque cosa accada, in qualche modo, riusciremo ancora a camminare insieme, guardare il mare , sorriderci e magari anche parlarci.

Solo che adesso non è ancora il tempo; è appena il tempo di bere insieme.

Mi guardi , alzi il bicchiere verso l’alto in silenzio, piegando appena il volto verso destra. Poi fai una smorfia e butti giù questo inchiostro nero, aspro e denso.

E dopo dici solo : “ Lo stanno migliorando”.

Il mare è davanti a noi, aperto.
Il vento è calato.
 

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