Risaliamo
il sentiero stretto, a volte interrotto, all’altezza degli occhi, da rami
anarchici votati ad esplorare altri mondi, lontani dal tronco principale.
Ancora qualche minuto e arriveremo all’ultima curva, quella che poi immette sulla strada, poco
distante dallo spiazzo dove abbiamo parcheggiato la macchina.
La
casetta e il giardino appaiono di colpo, appena svoltato sulla sinistra.
Vorrei
dirti che ci sarò sempre per te: qualunque cosa accada tu sarai sempre mia
figlia, aria che mi si muove sempre intorno, bene senza chiedere. Ma taccio; e
noto le tovagliette di plastica bianche e rosse, il tralcio di vite aggrappato
alla ringhiera bianca e il mare che da qui nuovamente si vede, come per
incanto.
Sei
tu che proponi di bere un bicchiere, visto che ci siamo, per riprovare, che
magari quello della volta scorsa era di qualità cattiva, malmostoso, come ero
io stamani.
Ci
sediamo in attesa di qualcuno .
Dovrei
parlarti delle mie assenze, del mio passato e del mio presente, del mio
scappare e ritornare. E mi piacerebbe tu mi raccontassi di un tuo aspettarmi ,
di un tuo odiarmi , di un tuo evitarmi.
Arriva
una donna e ci chiede se vogliamo un bicchiere di vino, di quello loro, buono.
Tu
mi guardi e ridi. E d’improvviso so che non neghiamo tutti e due quello che è
stato . Siamo fragili per natura nei
confronti del mondo, noi , e continuerò a sbagliare, con te , con me, con
tutti. Ma sappiamo che qualunque cosa accada, in qualche modo, riusciremo
ancora a camminare insieme, guardare il mare , sorriderci e magari anche
parlarci.
Solo
che adesso non è ancora il tempo; è appena il tempo di bere insieme.
Mi
guardi , alzi il bicchiere verso l’alto in silenzio, piegando appena il volto
verso destra. Poi fai una smorfia e butti giù questo inchiostro nero, aspro e
denso.
E
dopo dici solo : “ Lo stanno migliorando”.
Il
mare è davanti a noi, aperto.
Il vento è calato.
Nessun commento:
Posta un commento