martedì 31 ottobre 2017

ACQUERELLO DI UNA SBRONZA di Chiara Macinai


Mi piace viaggiare in autunno,  tutto diventa calmo caldo confortevole, i colori così sorprendenti, il grigio del cielo ovatta tutti i desideri. Bere vino in autunno e' un vero piacere organico. Vino rosso che accompagna nelle calanche della memoria, quel luogo sicuro dove  sonnecchiare acciambellati senza porsi domande. Bello lasciarsi inebriare dallo spirito delle immagini riflesse, dopo il secondo bicchiere l'estetica cambia, il gusto delle cose acuisce e tutto diventa spaventosamente emozionante. Sei pronto per voli pindarici sull'orlo dell'intelligenza, formuli ipotesi che non avevi azzardato prima, ti sembra di intuire la segreta logica dei labirinti mentali. Ti sorprendi di quanto sia entusiasmante il vivere. Terzo bicchiere. Caldo e eccitante il pensiero, sorridi delle sfumature bizzarre dei contorni. La fluidità dei movimenti ti rende molle, sensuale. Sotto pelle cominci a sfrigolare a ritmo di bossa nova. La danza ti prende per mano, aspirali di vapore ti muovono, ti senti protagonista di questo fluido benefico che il tuo corpo contiene e infrange sulle pareti delle cavità venose. Richiami di nicotina solleticano le papille gustative. Quarto, quarto, quarto incitano i tuoi neuroni, ci vuole un altro bicchiere. Senti il piombo ai piedi, il cranio, la cassa toracica sono leggeri, friabili. Ti prodighi in aggettivi sofisticati perdendo qualche fonema. Il passo tartaglia, senti il viso fresco accarezzato dalle prime folate, le calde guance rivelano la godereccia allegria. Ridi, sorridi poi sghignazzi. La bottiglia non è finita! Bisogna porre rimedio e adempiere al proprio impegno. Sottovaluti le concordanze e la bordolese giace in orizzontale difronte a te. Catacresi. Osservi le gambe del tavolo, ti incupisci, prendi il collo della bottiglia, con tristezza pensi all'abuso. Ricordi?  Hai sempre odiato la retorica: che schifo! Vorresti urlare, protestare. Ti senti euforica e offesa. Tutto vortica, stomaco, animo e cervello. Vorrei abusare dei miei sensi e non delle parole porco intelletto! Il fischio del treno. Mi sveglio, guardo fuori dal finestrino, ancora giorno. Non riconosco il paesaggio , la stazione di arrivo si trova chilometri indietro. Il viaggio continua. Guardo il Bolgheri adagiato sul mio grembo. Respiro. 

 

Immagini accessorie:

I treni sono lombrichi di metallo che si muovono su rotaie 

Le stazioni sono biblioteche antropologiche 

Nessun commento:

Posta un commento