Mi
piace viaggiare in autunno, tutto
diventa calmo caldo confortevole, i colori così sorprendenti, il grigio del
cielo ovatta tutti i desideri. Bere vino in autunno e' un vero piacere
organico. Vino rosso che accompagna nelle calanche della memoria, quel luogo
sicuro dove sonnecchiare
acciambellati senza porsi domande. Bello lasciarsi inebriare dallo spirito
delle immagini riflesse, dopo il secondo bicchiere l'estetica cambia, il gusto
delle cose acuisce e tutto diventa spaventosamente emozionante. Sei pronto per
voli pindarici sull'orlo dell'intelligenza, formuli ipotesi che non avevi
azzardato prima, ti sembra di intuire la segreta logica dei labirinti mentali.
Ti sorprendi di quanto sia entusiasmante il vivere. Terzo bicchiere. Caldo e
eccitante il pensiero, sorridi delle sfumature bizzarre dei contorni. La
fluidità dei movimenti ti rende molle, sensuale. Sotto pelle cominci a
sfrigolare a ritmo di bossa nova. La danza ti prende per mano, aspirali di vapore
ti muovono, ti senti protagonista di questo fluido benefico che il tuo corpo
contiene e infrange sulle pareti delle cavità venose. Richiami di nicotina
solleticano le papille gustative. Quarto, quarto, quarto incitano i tuoi
neuroni, ci vuole un altro bicchiere. Senti il piombo ai piedi, il cranio, la
cassa toracica sono leggeri, friabili. Ti prodighi in aggettivi sofisticati
perdendo qualche fonema. Il passo tartaglia, senti il viso fresco accarezzato
dalle prime folate, le calde guance rivelano la godereccia allegria. Ridi,
sorridi poi sghignazzi. La bottiglia non è finita! Bisogna porre rimedio e
adempiere al proprio impegno. Sottovaluti le concordanze e la bordolese giace
in orizzontale difronte a te. Catacresi. Osservi le gambe del tavolo, ti
incupisci, prendi il collo della bottiglia, con tristezza pensi all'abuso.
Ricordi? Hai sempre odiato la
retorica: che schifo! Vorresti urlare, protestare. Ti senti euforica e offesa.
Tutto vortica, stomaco, animo e cervello. Vorrei abusare dei miei sensi e non
delle parole porco intelletto! Il fischio del treno. Mi sveglio, guardo fuori
dal finestrino, ancora giorno. Non riconosco il paesaggio , la stazione di
arrivo si trova chilometri indietro. Il viaggio continua. Guardo il Bolgheri
adagiato sul mio grembo. Respiro.
Immagini
accessorie:
I
treni sono lombrichi di metallo che si muovono su rotaie
Le
stazioni sono biblioteche antropologiche
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