sabato 5 agosto 2017

L’ESTATE CHE COMINCIARONO GLI ANNI OTTANTA di Riccardo Ventrella


L'estate che cominciarono gli anni Ottanta ci eravamo da non molto messi alle spalle la dipartita di mio nonno paterno, dopo una non lunga ma tremenda malattia. Fu per me la scoperta della perdita, e della morte in casa invece che in trasferta come l'avevo sempre vista; nonché un paio di Natali trascorsi senza festeggiamenti e raffazzonate vacanze prive di genitori, con falsi cugini in località improbabili dell'Appennino pistoiese. L'estate che cominciarono gli anni Ottanta, invece, si prospettava come una normale estate di quei tempi. Allora era facile capire quando era estate: cominciava il ventiquattro di giugno, il giorno di San Giovanni, e terminava la sera della finale del Festivalbar, quando le canzoni che avevamo cantato per due mesi e mezzo perdevano ogni validità effettiva. In mezzo c'erano i film in televisione il pomeriggio, uno sul primo subito dopo il telegiornale dell'ora di pranzo e uno sul secondo dopo le cinque e mezzo (questo quasi sempre un musicarello, a completare la mia formazione pop; E soprattutto una teoria interminabile di gelati, da scegliere in un catalogo molto meno vasto dell'attuale. E le lenzuola fresche, le sere da trascorrere nel giardino di casa mentre si annaffiava e l’odore dell'umido della terra si mescolava a quello del traffico sempre più rado. Soprattutto, l'estate che cominciarono gli anni Ottanta era il 1982, quello dei mondiali di Spagna. Io ero da poco uscito fresco licenziato dalla terza media, e vagavo in quel tempo di passaggio in attesa che il greco antico mi prendesse sotto la sua ala. L'estate che cominciarono gli anni Ottanta ebbe un giorno in cui cominciavano gli anni Ottanta: il cinque di luglio. Quel pomeriggio vidi Zoff placcare la palla sul colpo di testa di Oscar, poi finire la partita. Quindi un silenzio di qualche minuto, ma interminabile, come i silenzi che devono esserci dopo le battaglie (non avendone mai viste una, mi fido dei resoconti letterari). Poi un boato e migliaia di persone per strada. Le macchine coi clacson e le bandiere. Il giorno in cui cominciarono gli anni Ottanta scopersi una cosa, la partecipazione. Al momento non sapevo cosa farmene, e a dire il vero non lo saprei dire neppure adesso: se non che la scopersi di quel giorno. L'estate che cominciarono gli anni Ottanta approdai ad un'altra scoperta: che le estati in fondo non sono fatte per essere vissute ma per essere ricordate. Anche di questa cosa non sapevo allora e non saprei ora cosa farmene. Ma è bella, molto bella da sentire dire.

 

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