sabato 5 agosto 2017

E FACCIAMO FINTA CHE I RADIOHEAD CI HANNO CAMBIATO LA VITA, C’AGGIO A FFA’! di Monica Capomonte


Partire da Mold, Galles, è sempre una iattura. Quando poi ti hanno prenotato il volo da Luton in direzione Milano, capisci che qualcosa sta andando per il verso storto. Macchina, treno, navetta e siamo ancora in Gran Bretagna. Chiudi gli occhi e sogni il Canale d’Ischia, Vivara, il Castello Aragonese. Pensi a quando la mamma e la zia, in pattuglia stile commando ti piantano sulla sedia e iniziano alle dieci del mattino a portarti da mangiare: non la pizza, come credono gli stupidi gallesi, quella la odi da sempre. Frittata di maccheroni e casatielli, anche a giugno, col caldo, massì. Stai ancora imbevendoti di luoghi qualunque partenopei all’aeroporto di Milano quando tua cugina Michela, dopo i settantadue abbracci canonici ti annuncia a trentadue denti la notizia: “ho pensato di farci un regalo. Andiamo a Monza, a vedere i Radiohead.” “Ma dai!” il sorriso più falso che ho a disposizione. 16 giugno, I-Days. Monza, Lombardia: quindi, ancora gente che non sa cucinare. A vedere la band che ci ha cambiato la vita.

No, aspetta. Ha cambiato … a chi? A sedici anni Michela canticchiava Bennato, io mi piccavo di fare l’intellettuale tenendo Dvorak tra i CD in macchina, col buon gusto di avere almeno tolto il cellophane dalla confezione. I … Radiohead? Davvero? Quel tale  con l’occhietto pesto che è passato in studio a Capital a Londra, ma certo. Quello che sembrava volesse soltanto aprire la finestra e lanciarsi. No, dai siamo professionali:  Thom Yorke, Jonny e Colin Greenwod,Ed O’Brien, Philip Selway. Come al solito Wikipedia fa un buon lavoro e noi neo cinquantenni ci sentiamo di rivaleggiare con le adolescenti con mocassini senza calzini.

“Miché … da quando i Radiohead?”

“Moni, ma che dici: Creep, Paranoid Android. Li adoravi! Ma come, non sei contenta?!

“No, no certo. Solo non dovevi” sorrido io finta come una latta, mentre con sospetto penso ai titoli che mi ha citato, tutti sulla prima pagina di Wikipedia.

Il pomeriggio del concerto tengo tra le mani il biglietto. E’ costato diversi biglietti da dieci euro. Quando spendi così tanto minimo devi essere entusiasta. Ischia, Vivara, il Castello Aragonese. Una folla di cinquantenni troppo vecchi per essere davvero cresciuti con la musica dei Radiohead. Ischia, Vivara, il Castello Aragonese. Un’orda di ventenni che quando è uscito Ok computer erano in fasce. Le Isole Flegree, Santa Margherita a Procida, il ponte tibetano. Fa caldo, c’è davvero troppa gente, la birra è di qualità eccezionalmente scadente. Scende la sera, inizia il solito turbinio carnevalesco di luci, la gente grida. Non sorride, grida, come all’inferno.  La frittata di maccheroni: meglio rossa come la fa mamma, o bianca, che la specialità di zia Marta? Yorke bela qualcosa, il subwoofer dei bassi mi spiaccica lo stomaco. Dio santo, sembro l’unica a non conoscere neanche una parola. Guardo Occhietto Pesto, che vuole ancora uccidersi. Ti capisco, amico mio. In fondo siamo quasi coetanei. Michela ha le braccia alzate, come alla Messa quando cantano il Padrenostro. Wikipedia aiutami:

Please, could you stop the noise?

 I'm trying to get some rest

From all the unborn chicken voices in my head (Occhie’, ma si può sapere che cazz’ stai dicent??)

Il deserto.

Sono in un deserto azzurro di mare.

Intanto, faccio finta di godermi le indimenticabili melodie dei Radiohead: c’aggio a ffa’..

Ma intanto medito vendetta. Eccome se medito. Già mi vedo la scena: “Miché, ci sta Anna Tatangelo a Ottaviano. Sììì, ho già preso i biglietti!! E che, non sei contenta??!”

Frittata di maccheroni: bianca, che poi con troppo sugo ingrasso.

 

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