lunedì 1 maggio 2017

#RISVOLTINO di Leonardo Canestrelli

Che se ci pensate è iniziato tutto così: uno si fa crescere la barba semplicemente perché gli fa fatica tagliarsela, prima ti dicono che sei un pigro che non si sa tenere in ordine, poi però scopri che diventa di moda, leggi quella frase ganza “there’s a name for men without beard: it’s women” e allora…e allora ti inquadrano. Allora ti vogliono inquadrare. Hai la barba e un po’ di ciuffo? Bene, allora ti compri un paio di bretelle, i pantaloni un po’ corti tipo ‘acqua in casa’ (che poi io ce li avevo 10 anni fa i risvoltini, solo che 10 anni fa mi prendevano per il culo…) e mi vai da Starbucks! Per forza! Entrami in quell’abisso di acqua sporca con un paio di gocce di caffeina che è Starbucks (sarà mica buono il caffè americano, vero?), scrocca il wifi (o la wifi? Boh…) , tira fuori dalla borsa in cuoio invecchiato (che costa un occhio della testa, per inciso) un bel malloppone di quell’autore iraniano di 800 pagine (che per carità, bello eh… ma anche meno) e comincia a taggarti con hashtag a caso: #chillin #igersequalchecosa #coffee. E ovviamente una frase filosofica, che so: “la vita è un viaggio da affrontare, non un problema da risolvere” (facile eh, Osho? Te non c’avevi un cazzo da fare nella vita e nemmeno una bolletta da pagare…). Un’oretta e esci, sali su quella bici vintage anni ’70 e…e poi vai a casa. Ti infili la tuta, ti mangi un po’ di bresaola, se sei a casa dei genitori guardi una serie tv su Sky altrimenti qualcosa su TopCrime, Dmax…E poi…E poi te ne stai un po’ in silenzio. Da solo. Leggendo un giallo a merda di Donato Carrisi, mentre bevi un caffè buono. E se tutto va bene, mentre stai per andare a letto su Italia7 becchi un film con Banfi e Bombolo, perché gli autori iraniani vanno bene ma alla fine una scureggia e un paio di tette vanno meglio. Del resto la vita mica è un problema da risolvere  

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