lunedì 1 maggio 2017

GIÀ UN INIZIO di Monica Capomonte

Ho i miei problemi a spiegare ai bambini che i mostri immaginari non esistono. Che tutte le storie che valgono la pena di essere raccontate e non sono una noia mortale sono basati su creature leggendarie che non incontreranno mai.  Mi direte: ci sono tanti libri che parlano di gente comune e sono dei classici della letteratura. Sì, ma che barba. Dickens,  Goncarov, Zola, Dostoevskij: miserie umane, tradimenti, innamoramenti, saghe familiari di tizi che si arricchiscono. Una vera rottura.

Quando le cose iniziano a farsi divertenti  ci sono di mezzo mostri, giganti con tre teste, streghe. Almeno uno straccio di fantasma. Sennò dove sta il sugo? Si certo, ci sono i romanzi che appassionano le mie amiche del gruppo Mamme di Whatsapp: capelli al vento e addominali d’acciaio che spuntano dal nulla a sedurre annoiate genitrici che per l’appunto hanno una chat di gruppo sul telefonino.
Ma non si può chiedere a bimbi che hanno passato cinque ore a fare storia, geografia, disegno, matematica e inglese di diventare improvvisamente citrulli. Meglio tornare ai mostri ed è bene mettere le cose in chiaro.

I draghi non esistono. In compenso ci sono i Varanus komodoensis, che hanno 60 denti coperti quasi completamente da tessuto gengivale che, lacerandosi quando mangia, rendono la loro saliva sporca di sangue e di batteri patogeni che avvelenano la preda. Mi sembra che ci siamo abbastanza. 

Niente vampiri? Vero. Però esiste (purtroppo) il morbo di Gunther! Una malattia ereditaria che impedisce al sangue di trasportare correttamente l’ossigeno nel corpo. I sintomi di questa terrificante patologia sono: colorazione rossastra dei denti, occhi neri ed iniettati di sangue, anemia ed allergia all’aglio.
Ok, gli Hobbit non esistono. Però l’homo floresiensis, sì. E’ vissuto circa 13.000 anni fa, alto 106 centimetri, camminava in posizione eretta, aveva le braccia più lunghe delle gambe, un volto schiacciato ed una fronte alta.
Viveva in Indonesia. Non male, eh?

E’ sempre così con gli adulti: con la storia della scienza, si prende qualcosa di fighissimo, gli si schiaffa un nome scientifico impronunciabile e si fa protagonista di noioissimi documentari dove un attore alla Desmond Llewelyn racconta con voce da pecora una scheda melensa di descrizione. Quando invece ci vorrebbe un po’ di fantasia per i racconti d fantasia, no?


Per dire: il kraken che affonda le navi pirata non esiste. Però c’è l'Enteroctopus doffleini: nel 1957 in Columbia Britannica, si è potuto esaminare un esemplare di 9,6 m di diametro e 272 kg di peso. Quasi tre quintali di calamaro. E’ già un inizio, dai. 

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