“No,
Stew, lei non rientra.”
“Ma
…”
“Ho
controllato e ricontrollato. Non c’è nessuno sbaglio. Lei non rientra. E’nato
nel 1972, è morto nel 2014. Niente da
fare. E’ proprio nel periodo della nostra riforma amministrativa.”
“Quindi
… Niente eternità.”
“Purtroppo
no.”
Oh,
cavolo.
“Intendiamoci:
sua anima continua ancora a garantire di numerose tutele. Privilegi, se così
possiamo chiamarli. Il giudizio preliminare è stato positivo: sorrida, lei è in
Paradiso dopotutto.”
Si
tirò indietro con la schiena. Era ancora madido di sudore, sulla fronte, e
sulla camicia. Una brutta camicia, tra l’altro. Il sorriso morì sulla sua
faccia dopo pochi secondi.
“Andiamo
Stew, non sia così deluso. In fondo, non c’era alcuna possibilità che si
potesse andare avanti così all’infinito. Tutte queste anime, in continuazione.
Lo sa, da quando c’è stata la riforma e hanno ammesso i non battezzati, i
buddisti, gli animisti … qui … è un casino, ecco!”
“Il
Paradiso … è … un casino?”
“Lo
sa quante prostitute redente mi sono arrivate questa settimana? Killer pentiti
in un punto di morte, sequestratori che hanno chiesto il prete e si sono
confessati!? Una volta bastava una bella eresia e pam! Finivi dritto in Purgatorio,
dandoci il tempo di smaltire le pratiche. Ma adesso … adesso … Li chiamano
filosofi, pensatori. L’altro ieri è
capitato qui persino un satanista. Lo sa che diceva il fascicolo? “la sua idea
di Dio era forse male indirizzata, ma dopotutto non ha fatto male a nessuno”.
Ma dico, siamo impazziti? “Forse” era male indirizzata?.
Lasciai
che Matt si sfogasse. Mentre parlava smisi di guardarlo, e presi a fissarmi le
mani. Avevo ancora al dito l’anello di Lisa.
“E
quindi che cosa mi aspetta?”
“C’è
una cosa interessante” Matt aprì il cassetto, da cui tirò fuori un paio di
opuscoli plastificati. “Ecco qua: si chiama Anima a Progetto”
“A
progetto?”
“Si
tratta di un accompagnamento alle anime inquiete del Purgatorio. Si sta loro
accanto finché non trovano la pace. Il lavoro di per sé non è faticoso, si
tratta più che altro di ascoltare, sono dei gran chiacchieroni: ‘se avessi fatto questo, se non avessi detto
quest’altro …’ E’ una gran lagna, ma si fanno punti. E quando trovano pace, il
progetto finisce e si passa a un altro contratto. Che ne dice?”
“Si
fanno …. punti, ha detto.”
“Esatto.
Più punti hai, più hai condizioni vantaggiose hai al prossimo giro.”
“Tutele
crescenti.”
“Qualcosa
del genere. Credo abbiano fregato l’idea a qualche induista, sai la storia della
reincarnazione, l’aquila che diventa koala e poi tartaruga, o che Diavolo ne
so!” Spense il sigaro con troppa foga su un posacenere arancione che aveva
visto tempi migliori, sollevando una nuvoletta di cenere.”
“Mi
sembra di capire che non ci siano molte alternative”.
“Manco
una, in effetti” si piego di nuovo all’indietro, lasciando vedere una
canottiera da muratore sotto la camicia che ormai aveva perso un paio di
bottoni. “Dai, Stew … una bella firmetta?” Prese la penna senza cappuccio e me
la porse dalla parte del fondo. Le dita erano piene di segni d’inchiostro. Era
una scena che si era ripetuta decine di volte, solo in quella mattinata. Presi
la biro.
“Solo
una cosa …”
“Dimmi”
piegò le braccia. Il segno che fanno i venditori quando considerano chiusa la
trattativa, anche se continuano a sorridere.
“Si
potrebbe fare qualcosa per la musica?”
“Quale
musica?”
“Quella
della sala d’attesa. Robaccia pop da ragazzini.”
Matt
sgranò gli occhi, incredulo. “Non dipende da me. C’è una playlist, va in
automatico, non sono io che … Stew! Stew! Dove stai andando?! Stew!!” Sentii lo
sfrigolio della sedia mentre si alzava in piedi. Lasciai la porta aperta
uscendo dall’ufficio e incrociai lo sguardo vitreo di un paio di signori che
attendevano il loro turno nella sala d’aspetto. Un brav’uomo dalla pelle scura
e una donna che gli teneva la mano. In sottofondo, una canzone di Jennifer
Lopez.
Non
pretendo tanto. Non dico Mozart, o Dvorak, o i King Crimson. Non dico le ali, o
la trasfigurazione, o la luce eterna. Ma siamo in Paradiso, Dio mio. Almeno la
musica.
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