Io questo carattere l’ho sempre avuto, fin da
piccola. Da dove mi sia venuto fuori non lo so. Mia madre era una donna dolce,
quasi remissiva, le piaceva stare in casa, fare i servizi, perché le piaceva
che tutto fosse pulito, ordinato, in ordine, ma non per vanita’, non era nella
sua natura, piuttosto perche’ voleva che chi entrava in casa nostra si sentisse
contento, a suo agio, in un’atmosfera piacevole e confortevole.
Povera mamma, non l’ho seguita in questo ed
e’ rimasto un suo piccolo cruccio, per quanto mi piacesse da morire, e capitava
pure spesso, in certe domeniche piovose, nebbiose, fredde e uggiose, che
impedivano di andare a passeggiare in centro o, meglio ancora, a rotolarsi giu’
per i piccoli pendii erbosi del Piazzale Michelangelo (esistevano ancora,
sparsi qua e la’, giu’ fino alle vecchie coste che ti portano al centro ed al
fiume), mi piacesse dico, impastare coscienziosamente un po’ di farina, un po’
di sale e qualche uovo e poi girare e rigirare la manovella della vecchia
macchinetta per fare la pasta in casa, dove mamma, sorridendo e facendomi ogni
tanto una carezza, a significarmi che ero stata brava, passava e ripassava
l’impasto, a volte piu’ alto, a volte molto piu’ sottile, a seconda che ne
dovessero uscir fuori lasagne o ravioli.
Povera mamma! Passatempi da domeniche
invernali a parte, non sono diventata una donna di casa e non sono diventata
dolce: ho amato di piu’ i libri, starci china e sudarci sopra, scrivere,
studiare, ed ormai non posso sincerarmi se questo mio modo di essere alla fine
l’abbia fatta contenta lo stesso oppure no.
E poi dicevo, mi e’ uscito fuori questo
carattere, orgoglioso, duro, combattivo.
Nei corridoi della scuola non mi facevo
problemi e sbattere contro il muro chi dava noia a me od a qualche amichetta
ne’ mi faceva particolare paura che fosse lui, alla fine, a sbattere contro il
muro me. Ne’ mi sono mai fatta problemi a dare risposte pungenti, a mettere in
imbarazzo, a contestare piu’ o meno velatamente, insegnanti, suore, professori
e piu’ tardi colleghi coi quali non amavo propriamente lavorare o dirigenti.
Sempre fregandomene un po’ delle conseguenze,
sempre fregandomene del tutto di apparire sgradevole, sempre per fortuna in
grado di riconoscere al volo, di fiutare, se cosi’ posso dire, gli ipocriti, i
falsi, i melliflui, chi con le buone maniere non voleva metterti a tuo agio ma
farti passare dalla sua parte, farsi i suoi interessi, perdipiu’ facendoli fare
a te, senza troppa fatica da parte sua: forse, anzi quasi sicuramente, perche’,
inconsciamente o meno, li mettevo tutti a confronto con la reale bonta’ e
dolcezza di mamma, il loro sorriso untuoso col suo sorriso, le loro maniere che
rimanevano stonate malgrado il rispetto di ogni e qualsivoglia regola del
galateo, con le sue maniere spontaneamente, naturalmente gentili.
E li’ allora scattava la cassazione
automatica.
E solo quando mi sembrava di riconoscere in
qualcuno una reale dolcezza, un reale buon cuore, che mi facesse subito pensare
alla dolcezza ed al buon cuore di mamma, allora mi facevo amorevole e gentile e
per un attimo non mi riconosceva piu’ nessuno e qualcuno rimaneva pure a bocca
aperta.
E’ questo, certo, che e’ successo con mia
figlia.
Quando si dice che le somiglianze saltano una
generazione!
Sempre cosi’ dolce, cosi’ carina, cosi’
compita, fin da piccolissima! Preoccupata di tenere la sua stanza “bella”, in
modo che le amiche stessero comode e soddisfatte quando la venivano a trovare!
Incapace di prendersela con chiunque la stesse infastidendo, dal gatto che
l’aveva graffiata perche’ non aveva voglia di essere accarezzato proprio in
quel punto , al bulletto a scuola che la prendeva in giro!
Ed io zitta, accomodante, la cretina che sono
stata! E quando mi sono finalmente decisa ad intervenire, a dare consigli ( “Ma
perche’ rimani li’ zitta e mortificata? Un bel calcio nelle caviglie quando ti
prendono in giro! Non aver paura di non avere abbastanza forza, e’ il prendere
di sorpresa che ti aiuta! Lui se ne sta li’ impettito, convinto, a prenderti
per i fondelli, e tu intanto, facendo finta di stare per metterti a piangere ,
adocchi il punto in cui puoi colpirlo piu’ facilmente, la gamba, la pancia, il
sedere, aspetti il momento in cui proprio non se lo aspetta, pensa di averti
steso, di averti sconfitto, e pam! Una pedata con tutta la forza che trovi! Al
limite gli salti addosso a tradimento e lo mordi, apri la bocca e la richiudi
premendo con tutto il peso che riesci a concentrare fra le mandibole, sul
collo, su un braccio, riuscire a farlo in faccia sarebbe la cosa migliore! O
gli dai una spinta e lo spedisci contro un muro! O contro un calorifero meglio!
E se arriva la maestra digli che dal momento che lei ha pensato bene di non
dover intervenire, mentre ti prendevano in giro, hai dovuto difenderti da sola!
E ridillo tranquillamente anche davanti al preside, con tutta la faccia tosta
che riesci a trovare! E non preoccuparti di sospensioni o altre storie del
genere, ne approfitteremo per farci qualche giorno di vacanza! L’importante e’
agire per difendere se stessi o qualcuno che ci sta a cuore,mai provocare, mai
essere i primi!”), quando dicevo mi sono decisa ad intervenire forse era gia’
troppo tardi, l’impronta ormai era quella.
Mamma mamma, mamma cara, proprio quando
dovevi aiutarmi non lo hai fatto! Ma che dico, la colpa e’ mia, mia e basta!
Mia che di te ho ricordato il sorriso, la bonta’, la dolcezza, sempre, anche da
adulta, anche quando avrei potuto ricordare con sufficiente lucidita’ anche le
cose che papa’ ti ha fatto e che nascondevi sotto il tuo sorriso dolce! Beh al
confronto di quello che le fa quell’animale li’ sembrano sciocchezze, sicuro
che le mani non te le ha mai alzate: un paio di tradimenti, con grande buon
gusto a pochi mesi dal matrimonio, la convivenza forzata con una suocera che ti
ha trattato da cameriera non stipendiata e lui zitto, sempre zitto di fronte
alla madre, malgrado i tuoi pianti e le tue rimostranze, la tirchieria su tutto
tranne che su quello che piaceva a lui! Ma in fondo che dico sciocchezze, non
e’ mai una sciocchezza cio’ che ci fa star male, male davvero, nell’animo
intendo!
Sant’Iddio invece dovevo capirlo proprio da
questo, dal fatto che il tuo carattere cosi’ bello ti avevo portato a cercare
qualcuno cosi’ diverso da te! Per compensare una mancanza, per sentirsi bene
nell’aiutare, come quando pulivi e facevi brillare tutto per gli ospiti!
Ed io non ho forse trovato un uomo
accomodante, dolce, buono, col tuo sorriso, con cui calmare la battaglia
incessante che sentivo sempre scatenarsi dentro?
Ma ora basta, basta recriminare, e’ inutile,
a cosa potrebbe portare? Ci pensero’ io, e’ ora che la battaglia si scateni ed
infuri fino in fondo! Saro’ io a dare la risposta pungente, il calcio, la
spinta che tu non sei in grado di dare! Seguiro’ la mia natura certo, non mi
verra’ difficile, ma voglio che ti sia chiaro che, per una volta, un’unica
fondamentale volta, l’ho seguita non per compiacimento, non per sfida, non per
divertimento ma per amore.
Ora alzo il telefono e ti chiamo, ti dico che
verro’ da voi qualche giorno. Lui si lamenterà, magari alzerà’ la voce con te,
speriamo non le mani, ma tanto sara’ l’ultima volta. Oppure non dira’ nulla
invece, si ricordera’ che l’ultima volta che sono venuta ti ho dato dei soldi e
starà zitto, quell’animale schifoso.
Una volta arrivata da voi dormiro’ insieme a
te, accamperò una scusa qualsiasi e lui si trasferira’ sul divano letto al
piano di sotto.
Aspettero’ che esca e torni tardi,
addirittura gli diro’ di brindare a me ed alla fine del mal di stomaco che mi
tormenta e mi impedisce di unirmi a lui, sorridendo mentre gli allungo una
cifra sufficiente a bere ed offrire da bere alla sua combriccola di amici
(quando, dopo la sua morte, ho realizzato che non mi sarei mai trovata in
difficolta’ in vita mia, alla fine ho ringraziato la tirchieria di papa’). Non
credera’ ai suoi occhi il deficiente, magari mi prendera’ in giro al bar tutta
la sera il bulletto, ignaro del calcio che sta per arrivargli!
Rimarrò sveglia, non mi viene difficile
ultimamente, aspettando che rientri, finche’ non ci sara’ piu’ nessun rumore e
tutto sara’ li’ a dirmi che ognuno si e’ addormentato.
Allora scivolero’ dal letto e ringraziando in
cuor mio l’orribile moquette che avete voluto mettere in camera da letto e che
per una volta si rivelera’ utile, nell’attutire il rumore dei miei passi, mi
avvicinero’ alla mia borsa e tirero’ fuori il cric della macchina, quello che
ci ho fatto scivolare dentro prima di mettere in moto e partire.
Attraversero’ la casa, stando attenta ad ogni
passo, ogni respiro, ogni emozione, per non fare rumore.
Per fortuna sembro una cieca, tanto sono
brava a muovermi al buio negli ambienti che conosco.
Accendero’ solo la lampada del salotto, per
essere sicura di colpire nel posto giusto, cioè la sua testa, quando abbassero’
il cric una, due, tre volte, quelle che riterrò necessarie.
Se muore erediterai la casa e potrai
venderla, avrai quello che ti serve per andare avanti piu’ che bene finche’ non
ritroverai un lavoro: e poi c’è casa mia come posto dove vivere, è piu’ grande,
piu’ comoda ed a me non servira’ piu’, saro’ in galera.
Se rimarra’ inabile intascherai tu la
pensione e quantomeno non sara’ piu’ in grado fisicamente di maltrattarti.
Come vedi ho considerato tutte le
possibilita’ amore mio, non temere, finira’ tutto.
Scendiamo in battaglia.
LA PRINCIPESSA
Ho deluso mia madre lo so.
L’ho delusa con questo mio carattere debole,
poco combattivo, con questa mia scarsa spina dorsale. Lei mi avrebbe voluta
piu’ simile a lei, una guerriera, o perlomeno un buon soldato, capace di andare
in battaglia senza troppa paura.
Davvero a volte penso che un carattere come
il suo spesso mi sarebbe servito: al primo schiaffo, ma che dico al primo urlo,
l’avrebbe spinto a sorpresa contro lo spigolo di un mobile, radunando ogni sua
forza in quel minimo ma fondamentale gesto, come mi consigliava sempre di fare
da bambina, e poi sarebbe scappata in strada urlando (nel caso non l’avesse
ammazzato subito).
Io sono come papa’, perlomeno credo.
Con la differenza che papa’ e’ riuscito a
trovare mamma, che l’ha protetto, l’ha tenuto al riparo, ha combattuto per
tutti e due. E non deve essergli pesato, per una persona come papa’.
Papa’ mi trattava come una principessa,
quanto meno quando stavamo insieme io mi sentivo tale:io una principessa e lui
il mio scudiero, il mio piu’ fedele servitore, piu’ tardi il mio fidato
consigliere.
Quando se ne è andato, per un lunghissimo
attimo, anche la corazza di mamma si e’ incrinata, quasi mi e’ sembrato che si
stesse spaccando, improvvisamente ed irrimediabilmente.
Non appena l’ho conosciuto, mi e’ sembrato di
aver ritrovato papa’, tanto era dolce, gentile ed attento.
E qui forse, anzi quasi sicuramente, ho
commesso il mio primo sbaglio: non dovevo prendere una persona cosi’
apparentemente simile a me, non dovevo avere accanto a me uno scudiero, un
servitore, un principe, dovevo prendere un guerriero, forte, intransigente,
orgoglioso, come mamma, e che mi proteggesse e mi tenesse al riparo da chi
voleva farmi del male, come aveva fatto mamma con papa’.
Credo che papa’ gli ricordasse la nonna, che
lei amava molto.
Poco doveva importarmi se un guerriero a
volte colpisce nel mucchio, senza andare troppo per il sottile, se vive sempre
all’erta in attesa del prossimo pericolo da affrontare, se prende ogni cosa di
petto, anche quando non ce ne sarebbe bisogno, ed altre cose che mi davano
fastidio nel carattere di mamma:
comunque ci sarei stata io, a dare a quel guerriero quella serenita’ che
papa’ ha saputo dare alla mamma.
Si’, si’, colpa mia, del mio carattere,
dovevo lasciare che mia mamma mi correggesse quando era il momento, che mi
rendesse piu’ simile a lei, dovevo capirlo subito che non avevo accanto a me
ne’ un guerriero ne’ un fidato scudiero, ma un animale, un lupo travestito da
agnello, che all’improvviso ha digrignato i denti e fatto uscire allo scoperto
la sua vera natura.
Mi ha preso di sorpresa, è stato lui a farmi lo sgambetto, a darmi un calcio, un
pugno, una spinta, tutto vero, tutto in sequenza, tutto piu’ di una volta, a
fare quello che avrei dovuto fare io invece, come mi ha sempre consigliato la
mamma.
Ed alla fine non ho piu’ reagito, sono
rimasta ferma, immobile, mortificata, tutte le volte, di fronte a lui come nei
corridoi della scuola, inutilmente sperando che un guerriero venisse a difendermi o anche solamente che comparisse
dal fondo di quel corridoio stranamente freddo e buio, a differenza di quello
della scuola, mia madre, ad incitarmi, a cercare di farmi reagire “Quante volte
te lo devo dire? Un bel calcio a tradimento, un morso se prova a venirti
addosso, una spinta contro il muro o meglio ancora, contro l’angolo del
calorifero!”.
Chissa’ se ne sarei stata capace questa
volta. O se invece avrei reagito nello stesso modo di allora, piena di vergogna
verso me stessa, sentendomi indistintamente e confusamente colpevole per il mio
solo modo di essere verso mia madre, verso papa’, verso un po’ il mondo in
generale, verso tutti tranne che nei confronti dell’unica persona verso la
quale avrei avuto ragione di sentirmi colpevole: IO.
Il pensiero di papa’ che mi raccoglieva e mi
abbracciava dopo i rimproveri di mia madre, anche quello pero’ non e’ mai
andato via.
E’ quello che mi aiuta a sopportare il
dolore, a superare la paura: anzi, a volte penso che non devo reagire, proprio
perche’ altrimenti quel pensiero non arrivera’ a consolarmi dopo.
Ultimamente ho addirittura pensato che se
arrivasse ad ammazzarmi, come ha minacciato le ultime volte di fare, non
importerebbe perche’ quel pensiero potrebbe a quel punto divenire reale,
davvero in quel momento papa’ arriverebbe davvero a portarmi via e tutto
finirebbe una volta per tutte.
Prima dovrei scrivere un biglietto a mamma
certo, per scusarmi definitivamente di non essere stata la guerriera che voleva
lei…..ah il telefono, chissa’ da quanto squillava, ero assorta…”Pronto…mamma,
mamma sei tu?”.
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