giovedì 2 febbraio 2017

LA GUERRIERA E LA PRINCIPESSA di Roberta Sandrini

LA GUERRIERA

Io questo carattere l’ho sempre avuto, fin da piccola. Da dove mi sia venuto fuori non lo so. Mia madre era una donna dolce, quasi remissiva, le piaceva stare in casa, fare i servizi, perché le piaceva che tutto fosse pulito, ordinato, in ordine, ma non per vanita’, non era nella sua natura, piuttosto perche’ voleva che chi entrava in casa nostra si sentisse contento, a suo agio, in un’atmosfera piacevole e confortevole.

Povera mamma, non l’ho seguita in questo ed e’ rimasto un suo piccolo cruccio, per quanto mi piacesse da morire, e capitava pure spesso, in certe domeniche piovose, nebbiose, fredde e uggiose, che impedivano di andare a passeggiare in centro o, meglio ancora, a rotolarsi giu’ per i piccoli pendii erbosi del Piazzale Michelangelo (esistevano ancora, sparsi qua e la’, giu’ fino alle vecchie coste che ti portano al centro ed al fiume), mi piacesse dico, impastare coscienziosamente un po’ di farina, un po’ di sale e qualche uovo e poi girare e rigirare la manovella della vecchia macchinetta per fare la pasta in casa, dove mamma, sorridendo e facendomi ogni tanto una carezza, a significarmi che ero stata brava, passava e ripassava l’impasto, a volte piu’ alto, a volte molto piu’ sottile, a seconda che ne dovessero uscir fuori lasagne o ravioli.

Povera mamma! Passatempi da domeniche invernali a parte, non sono diventata una donna di casa e non sono diventata dolce: ho amato di piu’ i libri, starci china e sudarci sopra, scrivere, studiare, ed ormai non posso sincerarmi se questo mio modo di essere alla fine l’abbia fatta contenta lo stesso oppure no.

E poi dicevo, mi e’ uscito fuori questo carattere, orgoglioso, duro, combattivo.

Nei corridoi della scuola non mi facevo problemi e sbattere contro il muro chi dava noia a me od a qualche amichetta ne’ mi faceva particolare paura che fosse lui, alla fine, a sbattere contro il muro me. Ne’ mi sono mai fatta problemi a dare risposte pungenti, a mettere in imbarazzo, a contestare piu’ o meno velatamente, insegnanti, suore, professori e piu’ tardi colleghi coi quali non amavo propriamente lavorare o dirigenti.

Sempre fregandomene un po’ delle conseguenze, sempre fregandomene del tutto di apparire sgradevole, sempre per fortuna in grado di riconoscere al volo, di fiutare, se cosi’ posso dire, gli ipocriti, i falsi, i melliflui, chi con le buone maniere non voleva metterti a tuo agio ma farti passare dalla sua parte, farsi i suoi interessi, perdipiu’ facendoli fare a te, senza troppa fatica da parte sua: forse, anzi quasi sicuramente, perche’, inconsciamente o meno, li mettevo tutti a confronto con la reale bonta’ e dolcezza di mamma, il loro sorriso untuoso col suo sorriso, le loro maniere che rimanevano stonate malgrado il rispetto di ogni e qualsivoglia regola del galateo, con le sue maniere spontaneamente, naturalmente gentili.

E li’ allora scattava la cassazione automatica.

E solo quando mi sembrava di riconoscere in qualcuno una reale dolcezza, un reale buon cuore, che mi facesse subito pensare alla dolcezza ed al buon cuore di mamma, allora mi facevo amorevole e gentile e per un attimo non mi riconosceva piu’ nessuno e qualcuno rimaneva pure a bocca aperta.

E’ questo, certo, che e’ successo con mia figlia.

Quando si dice che le somiglianze saltano una generazione!

Sempre cosi’ dolce, cosi’ carina, cosi’ compita, fin da piccolissima! Preoccupata di tenere la sua stanza “bella”, in modo che le amiche stessero comode e soddisfatte quando la venivano a trovare! Incapace di prendersela con chiunque la stesse infastidendo, dal gatto che l’aveva graffiata perche’ non aveva voglia di essere accarezzato proprio in quel punto , al bulletto a scuola che la prendeva in giro!

Ed io zitta, accomodante, la cretina che sono stata! E quando mi sono finalmente decisa ad intervenire, a dare consigli ( “Ma perche’ rimani li’ zitta e mortificata? Un bel calcio nelle caviglie quando ti prendono in giro! Non aver paura di non avere abbastanza forza, e’ il prendere di sorpresa che ti aiuta! Lui se ne sta li’ impettito, convinto, a prenderti per i fondelli, e tu intanto, facendo finta di stare per metterti a piangere , adocchi il punto in cui puoi colpirlo piu’ facilmente, la gamba, la pancia, il sedere, aspetti il momento in cui proprio non se lo aspetta, pensa di averti steso, di averti sconfitto, e pam! Una pedata con tutta la forza che trovi! Al limite gli salti addosso a tradimento e lo mordi, apri la bocca e la richiudi premendo con tutto il peso che riesci a concentrare fra le mandibole, sul collo, su un braccio, riuscire a farlo in faccia sarebbe la cosa migliore! O gli dai una spinta e lo spedisci contro un muro! O contro un calorifero meglio! E se arriva la maestra digli che dal momento che lei ha pensato bene di non dover intervenire, mentre ti prendevano in giro, hai dovuto difenderti da sola! E ridillo tranquillamente anche davanti al preside, con tutta la faccia tosta che riesci a trovare! E non preoccuparti di sospensioni o altre storie del genere, ne approfitteremo per farci qualche giorno di vacanza! L’importante e’ agire per difendere se stessi o qualcuno che ci sta a cuore,mai provocare, mai essere i primi!”), quando dicevo mi sono decisa ad intervenire forse era gia’ troppo tardi, l’impronta ormai era quella.

Mamma mamma, mamma cara, proprio quando dovevi aiutarmi non lo hai fatto! Ma che dico, la colpa e’ mia, mia e basta! Mia che di te ho ricordato il sorriso, la bonta’, la dolcezza, sempre, anche da adulta, anche quando avrei potuto ricordare con sufficiente lucidita’ anche le cose che papa’ ti ha fatto e che nascondevi sotto il tuo sorriso dolce! Beh al confronto di quello che le fa quell’animale li’ sembrano sciocchezze, sicuro che le mani non te le ha mai alzate: un paio di tradimenti, con grande buon gusto a pochi mesi dal matrimonio, la convivenza forzata con una suocera che ti ha trattato da cameriera non stipendiata e lui zitto, sempre zitto di fronte alla madre, malgrado i tuoi pianti e le tue rimostranze, la tirchieria su tutto tranne che su quello che piaceva a lui! Ma in fondo che dico sciocchezze, non e’ mai una sciocchezza cio’ che ci fa star male, male davvero, nell’animo intendo!

Sant’Iddio invece dovevo capirlo proprio da questo, dal fatto che il tuo carattere cosi’ bello ti avevo portato a cercare qualcuno cosi’ diverso da te! Per compensare una mancanza, per sentirsi bene nell’aiutare, come quando pulivi e facevi brillare tutto per gli ospiti!

Ed io non ho forse trovato un uomo accomodante, dolce, buono, col tuo sorriso, con cui calmare la battaglia incessante che sentivo sempre scatenarsi dentro?

Ma ora basta, basta recriminare, e’ inutile, a cosa potrebbe portare? Ci pensero’ io, e’ ora che la battaglia si scateni ed infuri fino in fondo! Saro’ io a dare la risposta pungente, il calcio, la spinta che tu non sei in grado di dare! Seguiro’ la mia natura certo, non mi verra’ difficile, ma voglio che ti sia chiaro che, per una volta, un’unica fondamentale volta, l’ho seguita non per compiacimento, non per sfida, non per divertimento ma per amore.

Ora alzo il telefono e ti chiamo, ti dico che verro’ da voi qualche giorno. Lui si lamenterà, magari alzerà’ la voce con te, speriamo non le mani, ma tanto sara’ l’ultima volta. Oppure non dira’ nulla invece, si ricordera’ che l’ultima volta che sono venuta ti ho dato dei soldi e starà zitto, quell’animale schifoso.

Una volta arrivata da voi dormiro’ insieme a te, accamperò una scusa qualsiasi e lui si trasferira’ sul divano letto al piano di sotto.

Aspettero’ che esca e torni tardi, addirittura gli diro’ di brindare a me ed alla fine del mal di stomaco che mi tormenta e mi impedisce di unirmi a lui, sorridendo mentre gli allungo una cifra sufficiente a bere ed offrire da bere alla sua combriccola di amici (quando, dopo la sua morte, ho realizzato che non mi sarei mai trovata in difficolta’ in vita mia, alla fine ho ringraziato la tirchieria di papa’). Non credera’ ai suoi occhi il deficiente, magari mi prendera’ in giro al bar tutta la sera il bulletto, ignaro del calcio che sta per arrivargli!

Rimarrò sveglia, non mi viene difficile ultimamente, aspettando che rientri, finche’ non ci sara’ piu’ nessun rumore e tutto sara’ li’ a dirmi che ognuno si e’ addormentato.

Allora scivolero’ dal letto e ringraziando in cuor mio l’orribile moquette che avete voluto mettere in camera da letto e che per una volta si rivelera’ utile, nell’attutire il rumore dei miei passi, mi avvicinero’ alla mia borsa e tirero’ fuori il cric della macchina, quello che ci ho fatto scivolare dentro prima di mettere in moto e partire.

Attraversero’ la casa, stando attenta ad ogni passo, ogni respiro, ogni emozione, per non fare rumore.

Per fortuna sembro una cieca, tanto sono brava a muovermi al buio negli ambienti che conosco.

Accendero’ solo la lampada del salotto, per essere sicura di colpire nel posto giusto, cioè la sua testa, quando abbassero’ il cric una, due, tre volte, quelle che riterrò necessarie.

Se muore erediterai la casa e potrai venderla, avrai quello che ti serve per andare avanti piu’ che bene finche’ non ritroverai un lavoro: e poi c’è casa mia come posto dove vivere, è piu’ grande, piu’ comoda ed a me non servira’ piu’, saro’ in galera.

Se rimarra’ inabile intascherai tu la pensione e quantomeno non sara’ piu’ in grado fisicamente di maltrattarti.

Come vedi ho considerato tutte le possibilita’ amore mio, non temere, finira’ tutto.

Scendiamo in battaglia. 

 

LA PRINCIPESSA

Ho deluso mia madre lo so.

L’ho delusa con questo mio carattere debole, poco combattivo, con questa mia scarsa spina dorsale. Lei mi avrebbe voluta piu’ simile a lei, una guerriera, o perlomeno un buon soldato, capace di andare in battaglia senza troppa paura.

Davvero a volte penso che un carattere come il suo spesso mi sarebbe servito: al primo schiaffo, ma che dico al primo urlo, l’avrebbe spinto a sorpresa contro lo spigolo di un mobile, radunando ogni sua forza in quel minimo ma fondamentale gesto, come mi consigliava sempre di fare da bambina, e poi sarebbe scappata in strada urlando (nel caso non l’avesse ammazzato subito).

Io sono come papa’, perlomeno credo.

Con la differenza che papa’ e’ riuscito a trovare mamma, che l’ha protetto, l’ha tenuto al riparo, ha combattuto per tutti e due. E non deve essergli pesato, per una persona come papa’.

Papa’ mi trattava come una principessa, quanto meno quando stavamo insieme io mi sentivo tale:io una principessa e lui il mio scudiero, il mio piu’ fedele servitore, piu’ tardi il mio fidato consigliere.

Quando se ne è andato, per un lunghissimo attimo, anche la corazza di mamma si e’ incrinata, quasi mi e’ sembrato che si stesse spaccando, improvvisamente ed irrimediabilmente.

Non appena l’ho conosciuto, mi e’ sembrato di aver ritrovato papa’, tanto era dolce, gentile ed attento.

E qui forse, anzi quasi sicuramente, ho commesso il mio primo sbaglio: non dovevo prendere una persona cosi’ apparentemente simile a me, non dovevo avere accanto a me uno scudiero, un servitore, un principe, dovevo prendere un guerriero, forte, intransigente, orgoglioso, come mamma, e che mi proteggesse e mi tenesse al riparo da chi voleva farmi del male, come aveva fatto mamma con papa’. 

Credo che papa’ gli ricordasse la nonna, che lei amava molto.

Poco doveva importarmi se un guerriero a volte colpisce nel mucchio, senza andare troppo per il sottile, se vive sempre all’erta in attesa del prossimo pericolo da affrontare, se prende ogni cosa di petto, anche quando non ce ne sarebbe bisogno, ed altre cose che mi davano fastidio nel carattere di mamma:   comunque ci sarei stata io, a dare a quel guerriero quella serenita’ che papa’ ha saputo dare alla mamma.

Si’, si’, colpa mia, del mio carattere, dovevo lasciare che mia mamma mi correggesse quando era il momento, che mi rendesse piu’ simile a lei, dovevo capirlo subito che non avevo accanto a me ne’ un guerriero ne’ un fidato scudiero, ma un animale, un lupo travestito da agnello, che all’improvviso ha digrignato i denti e fatto uscire allo scoperto la sua vera natura.

Mi ha preso di sorpresa, è stato lui  a farmi lo sgambetto, a darmi un calcio, un pugno, una spinta, tutto vero, tutto in sequenza, tutto piu’ di una volta, a fare quello che avrei dovuto fare io invece, come mi ha sempre consigliato la mamma.

Ed alla fine non ho piu’ reagito, sono rimasta ferma, immobile, mortificata, tutte le volte, di fronte a lui come nei corridoi della scuola, inutilmente sperando che un guerriero venisse  a difendermi o anche solamente che comparisse dal fondo di quel corridoio stranamente freddo e buio, a differenza di quello della scuola, mia madre, ad incitarmi, a cercare di farmi reagire “Quante volte te lo devo dire? Un bel calcio a tradimento, un morso se prova a venirti addosso, una spinta contro il muro o meglio ancora, contro l’angolo del calorifero!”.

Chissa’ se ne sarei stata capace questa volta. O se invece avrei reagito nello stesso modo di allora, piena di vergogna verso me stessa, sentendomi indistintamente e confusamente colpevole per il mio solo modo di essere verso mia madre, verso papa’, verso un po’ il mondo in generale, verso tutti tranne che nei confronti dell’unica persona verso la quale avrei avuto ragione di sentirmi colpevole: IO.

Il pensiero di papa’ che mi raccoglieva e mi abbracciava dopo i rimproveri di mia madre, anche quello pero’ non e’ mai andato via.

E’ quello che mi aiuta a sopportare il dolore, a superare la paura: anzi, a volte penso che non devo reagire, proprio perche’ altrimenti quel pensiero non arrivera’ a consolarmi dopo.

Ultimamente ho addirittura pensato che se arrivasse ad ammazzarmi, come ha minacciato le ultime volte di fare, non importerebbe perche’ quel pensiero potrebbe a quel punto divenire reale, davvero in quel momento papa’ arriverebbe davvero a portarmi via e tutto finirebbe una volta per tutte.

Prima dovrei scrivere un biglietto a mamma certo, per scusarmi definitivamente di non essere stata la guerriera che voleva lei…..ah il telefono, chissa’ da quanto squillava, ero assorta…”Pronto…mamma, mamma sei tu?”.                                    

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