Santo
Imparato, Santone per le famigliette che tutte le domeniche vanno alla sua
pizzeria con i bambini che ululando si spalmano il gelatino sul musino, Santone
perché è alto quasi due metri e largo uno, che ha il baffo nero e l'occhio
indemoniato ma sapendolo sorride sempre oltremisura per essere rassicurante a
beneficio della clientela docile e tranquilla. Quindi briga il lavoro, di tanto
in tanto appare pacioso come la gioconda dall'oblò della cucina del suo
"da Mario”, saluta i bambini saltellanti nel loro delirio alla crema. Santone
ti ha già notato, a te e alla tua ghenga. Quarant’anni suonati, il Santone, che
esce di cucina solo per andare a salutare i clienti affezionati, dire due palle
e offrire gli amarini. Ma quella sera… non è tutto a posto quella sera. Non ha
dormito la notte prima. Ha sognato un cavallo rosso. Gli sudano le mani, la
fronte. Non ha la luna di traverso: tutta la luna gli è entrata nel cervello e
gli abbaia in testa come un cane idrofobo. Perché da qualche giorno ha scoperto
che sua moglie, la sua mogliettina giovane e bianca, sua moglie nella quale
aveva riposto tutti i desideri e le speranze, sua moglie lo tradisce con un
ragazzino che ha la metà dei suoi anni. L'ha scoperto quel pomeriggio stesso. E
non ha nemmeno reagito, non sa bene che fare. Ma si concentra male, quella
sera. Ogni tre secondi si sposta, cammina, si affaccia all’oblò sperando di
trovare conforto nell’idiozia dei clienti, però non ci riesce perché ha visto
te e i tuoi amici. Giovani, starnazzanti, impuniti, che avete la metà dei suoi
anni. Che non avete altro pensiero in testa che bere, fumare, sparare cazzate a
raffica e scopare tutto quello che si muove… bella la vita per quei perdigiorno
là -pensa Santo stringendo il bordo di legno dell’oblò che quasi lo fracassa-
scansafatiche senza il mutuo per la casa, senza le rate della macchina. Quasi
vi metterebbe il veleno per topi nel sugo. Ma non può. Peccato. Sta per tornare
sui fornelli, ma che ti vede? Vede voi che vi alzate. Lentamente, con
noncuranza, dando rapide occhiate intorno. Non avete nemmeno finito il secondo,
i camerieri sembrano scomparsi. E’ un “via”, Santo Imparato lo capisce subito…
il respiro gli si blocca a metà, quasi sorride… vi segue con lo sguardo mentre
uscite, tutta la luna che ha nel cervello gli splende negli occhi. Aspetta che
l’ultimo di voi lasci il locale. E scatta!
Lì
per lì vuole solo riportarvi indietro a calci, ma vede il martello per
ammorbidire la carne. Pesante, borchiato in metallo da ambo i lati, che
sfilaccia l’osso come un ramoscello: l’afferra. Lancia un grido d’animale e
irrompe nella sala: i bambini aprono le boccuccce alla crema come incantati da
una favola 3D. Gli adulti invece schizzano e si schiacciano al muro, vedono il
“Mitico Thor” che guadagna l’uscita rovesciando due tavoli.
Santone
è finalmente fuori che respira forte tutta la notte, tutta la luna. Vi vede in
fondo alla strada. Il vostro istinto di giovani bestie v'avverte subito: ve la
date a gambe. Santo ulula come un agnello scannato, v'insegue ancor prima
d'essersi accorto di farlo, fa un casino che romba per tutto il caseggiato.
Normalmente non vi raggiungerebbe mai, voi siete più giovani e magri, ma quella
sera Santone ha la luna nel cervello. E la luna gli scende lungo tutti i
muscoli e gli bagna le ossa, dopo trenta secondi sentite il suo fiato sul collo
e lo sfrigolare della luna nell’aria… vi
salta addosso, alza il martello in alto e… vi urla: “Grandi, ragazzi, siete
dei ganzi! Che fate? Andate a ballare? Cinque minuti e sono con voi, va
bene?"
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