martedì 1 novembre 2016

L'ANTIBAGNO di Simone Magnani


L'ho fatto. Ed è davvero molto diverso da come me l'ero immaginato. Nessun sollievo, nessun dolore. Solo un leggerissimo senso di colpa che non so davvero spiegarmi. Ma forse sono i quasi venti anni passati a lavorare qui. Sarà l'etica avvolgente della grande impresa, che ti convince di essere sempre leggermente in torto. Rifletto su questa sensazione strana e sento che mi ha preso il viso. Ecco a cosa somiglia questa sensazione: a un rossore di gote. Di quelli che vorresti tenere lontano ma ce l'hai addosso e tutti lo vedono.

Mi sento dentro l'anima un bolo viscosissimo tra palato e stomaco. E la cosa che mi sembra più naturale è cercare di mandarlo giù bevendo un po' d'acqua dal rubinetto. Come se questo stato d'animo fosse fatto di patate lesse ingoiate giù con troppa foga e troppo poco olio.

Entro nell'antibagno e fuori dalla porta con l'omino e la donnina stilizzati c'è lei. Magra (anche troppo) e sempre in ordine (anche troppo). Sottile come il suo gusto nello scegliere le parole. Quanti anni avrà? Ma sai che non me lo ero mai chiesto prima? Lei che sapendo delle mie dimissioni,  si è presa la cura di regalarmi un dvd di Wim Wenders. Sì dai, il documentario su Salgado, come si chiama...

Mi rivolgo a lei come se fosse la continuazione di un ragionamento che forse è iniziato solo nella mia testa:

-Sai che mi ha davvero stupito il tuo regalo? Cioè io non sono uno da regali. Mi dimentico di farli e sono ancora più disorganizzato nel riceverli. Per esempio non so neanche se andava aperto a casa o così, davanti a tutti... Volevo dirti che mi ha fatto molto piacere e che...

Cioè tra tutte le persone che perderò inevitabilmente di vista, insomma tu se una di quelle più... che insomma.... mi spiace. Ecco.

-Sì, ok tutto: ma ti rendi conto di dove siamo?

Richiude spazzolino e dentifricio in quell'astuccio piccolo usato come beauty case e esce con un sorriso che non lascia niente in sospeso.

Resto così, nell'antibagno. E sullo stomaco ho l'aggiunta di questo bagaglio extra.

Mi chino sul rubinetto per bere e sento nell'aria ancora il profumo di menta e fluoro, così poco aziendale.

Mi rialzo asciugandomi la bocca con il dorso della mano destra. Vedo il mio riflesso e un po' lo compatisco; che aria stanca quello lì dentro lo specchio. Lo confronto con la foto del badge plastificato. 

Che differenza l'aspetto di quello fotografato il primo giorno di lavoro e l'aspetto di quello che oggi ha dato le dimissioni.

Ci sono gli anni in più. Ma forse la differenza vera la fa la minore voglia di credere al futuro. Mi massaggio il mento come negli spot dei dopobarba. Mi asciugo le mani sotto il getto di rumorosa aria calda e vado verso l'uscita.

Penso alla mia incapacità di fare regali. Al futuro che non ho saputo mantenere con me stesso. Penso a lei e a un film da vedere dopo aver litigato con il cellophane. Penso che sia ora di uscire da questo antibagno, che c'è gente che aspetta.

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