martedì 1 novembre 2016

AVATIE' di Cecille Cafca Burns


«E’ tutto vero queste cose,» disse stralunato il boliviano.
 
«E ti credo.» Mauro a sua volta era sbiancato.

«Mi pare proprio di no.

Tu non hai capito proprio un cazzo.

Tu te ne stai li da europeo vip del cazzo ingiustamente sbattuto in prigione da presunti primitivi, imperialista travestito che sei. La vostra cultura è cambiata tra il quindici e il sedici del terzo millennio e fate finta di niente.»

Un grillo li fece sbalzare. Al grillo non gliene fregava, era appoggiato a una delle sbarre, e presto si abituarono - forse addirittura speravano che non smettesse piú. La notte calda accarezzava sotto una luna troppo sospettosa, e il grillo ne era consapevole. Faceva finta di cantare alla luna ma stava ascoltando.

 «Non capisco a cosa ti riferisci.»

«Il vostro sangue. Il sangue della vostra stirpe, e anche della nostra, ha subito i cambi necessari per sopravvivere nell’era sbocciata tra il duemila quindici e sedici nelle coordinate della Flora.»
 
«Ma cosa dici, tossicazzo.»

«Io c’era. Non mi chiedere come, era nella terra, io, era lì. Evidentemente era la mia coscienza prima di entrare nell’attuale corpo. Comunque, una tale Gemma, si chiamava così, che veniva da una tale Reggio Calabria Italia ma era figlia di un’impiegata pro-imperialista della NATO, ha piantato un seme di Indica in un vaso di uno sgabuzzino a casa sua contro tutte le leggi e regolamenti vigenti in quell’oscura era, ed è cresciuto l’albero che ci ha salvati da tutte le malattie.»

«Ti riferisci alle mutazioni genetiche dopo l’incorporazione dell’ IndieliciaJK14?»

«Ovviamente, mi riferisco a queste: il passo definitivo dell’evoluzione umana e la rivincita contro le macchine. Ma tu non hai idea della grandezza di questa donna.»

 Per un live stream di ciò che segue, sintonizza la frequenza IE 11.1217.1881.55 detta ‘della Flora’ alle 23,35 del 30 febbraio 3419.

Nessun commento:

Posta un commento