«E’
tutto vero queste cose,» disse stralunato il boliviano.
«E
ti credo.» Mauro a sua volta era sbiancato.
«Mi
pare proprio di no.
Tu non hai capito proprio un cazzo.
Tu
te ne stai li da europeo vip del cazzo ingiustamente sbattuto in prigione da
presunti primitivi, imperialista travestito che sei. La vostra cultura è
cambiata tra il quindici e il sedici del terzo millennio e fate finta di
niente.»
Un
grillo li fece sbalzare. Al grillo non gliene fregava, era appoggiato a una
delle sbarre, e presto si abituarono - forse addirittura speravano che non
smettesse piú. La notte calda accarezzava sotto una luna troppo sospettosa, e
il grillo ne era consapevole. Faceva finta di cantare alla luna ma stava
ascoltando.
«Il
vostro sangue. Il sangue della vostra stirpe, e anche della nostra, ha subito i
cambi necessari per sopravvivere nell’era sbocciata tra il duemila quindici e
sedici nelle coordinate della Flora.»
«Ma cosa dici, tossicazzo.»
«Io
c’era. Non mi chiedere come, era nella terra, io, era lì. Evidentemente era la
mia coscienza prima di entrare nell’attuale corpo. Comunque, una tale Gemma, si
chiamava così, che veniva da una tale Reggio Calabria Italia ma era figlia di
un’impiegata pro-imperialista della NATO, ha piantato un seme di Indica in un
vaso di uno sgabuzzino a casa sua contro tutte le leggi e regolamenti vigenti
in quell’oscura era, ed è cresciuto l’albero che ci ha salvati da tutte le
malattie.»
«Ti
riferisci alle mutazioni genetiche dopo l’incorporazione dell’ IndieliciaJK14?»
«Ovviamente,
mi riferisco a queste: il passo definitivo dell’evoluzione umana e la rivincita
contro le macchine. Ma tu non hai idea della grandezza di questa donna.»
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