Andava a giro per il quartiere con un cappello da cow
boy, non se lo toglieva mai.
All’inizio era un ragazzino come gli altri, poi gli morì
il babbo e lui si mise il cappello. Ci dormiva anche, secondo i suoi vicini di
casa, che la mattina lo intravedevano seduto al tavolo di cucina, davanti alla
tazza di caffellatte, in canottiera, e con il cappello. La Bruna, la sua mamma,
andava a servizio da dei signori che stavano sui lungarni, e manteneva questo
figliolo grullo, che non aveva mai lavorato, e non parlava quasi mai.
Quando cominciò a portare il cappello, in via Romana la
gente cominciò a farsi un’idea:
“Ma icchè c’ha i’Nannucci, che è pelato?”
“Un lo so, a me mi pare grullo. Un tu lo vedi va a giro
come Gion Vaine?”
“Chi?..”
“Venvia, ignorante, quell’attore che fa i firm amerihani
di cobboi”
L’avvocato rimaneva sempre stranito da queste
conversazioni, non capiva, veniva da Treviso lui, e s’era ritrovato in quella
bella città perché aveva sposato una di San Frediano. Che tradusse per lui:
“Il povero Nannucci si veste come John Wayne, il famoso
attore americano di film western!”
La gente del quartiere comunque non lo prendeva per i
fondelli, aveva anzi un gran rispetto del Nannucci, perché quando uno è grullo
ma non parla e non dà noia a nessuno, tutti istintivamente lo proteggono. E
così ogni giorno faceva le sue giratine, si fermava dal barbiere, dal
calzolaio, dal pizzicagnolo, si metteva un po’ a sedere e poi ripartiva.
Solo ogni tanto qualcuno, tra un ragionamento e un altro
tra povera gente in mille difficoltà, lo guardava e gli diceva “Beato te
Nannucci, che tu se' grullo!”
La merciaia e la lavandaia lo guardavano con tenerezza, e
gli davano sempre qualcosa per la sua mamma. La lavandaia ogni tanto provava a
convincerlo a lavare quel cappello, ma lui faceva spallucce e andava oltre.
I problemi nacquero quando il Nannucci s’innamorò della
Nara.
La Nara era bionda, con la pelle bianca e liscia e gli
occhi neri, sottile come un giunco ed elegante per natura. Nel quartiere la
chiamavano Veronica Lake (cioè, veroniha leic). Faceva la ricamatrice, e cuciva
anche i bambolotti di pezza per un giocattolaio del Campo di Marte.
E il Nannucci perse i’capo.
Il quartiere stava col fiato sospeso, sperando che la
Nara almeno gli rivolgesse la parola. La mamma Bruna sperava più degli altri,
che arrivasse un’anima buona a levargli di casa il figliolo grullo e
nullafacente, e che si prendesse cura di lui, perché lei diceva sempre “Quando
moio io chi ci pensa a Piero?” Piero, era il nome del Nannucci.
L’impresa aveva dell’impossibile, anche se il Nannucci
non era certo brutto, era un bel ragazzo, alto e moro. Ma sempre più
rimbischerito.
Ogni giorno arrivava con qualcosa per la Nara, dalla
sarta di via del Campuccio: un fiorellino, una pasta, un cappellino, uno
scialle…Spendeva più soldi per la Nara che per sé.
Ma la Nara era inamovibile, prendeva il regalino “Grazie
Piero, ora via, levati da’ tre passi che c’ho da lavorare”. E avanti così per
dei mesi.
La gente che conosceva il Nannucci da quand’era piccino
era sempre più preoccupata.
“Guardate che l’è rimbischerito forte, ora un si ferma
nemmen più da Mario, piglia e va a diritto, un si sa indò va, torna la sera a
buio…”. Qualcuno chiedeva alla Bruna, ma lei abbassava gli occhi scuoteva la
testa.
Il Nannucci, in buona sostanza, era grullo si, ma mica
scemo. E aveva capito che di speranze non ce n’erano.
E così una mattina, con l’alba più rossa delle altre,
prese e sparì.
Se n’accorsero dopo un paio di giorni nel quartiere, e
cominciarono a cercarlo dappertutto, ci fu anche l’inchiesta. Ma il Nannucci
non fu mai ritrovato.
La Bruna non resse al dolore, e dopo qualche mese morì.
La Nara, sotto gli occhi di tutti, cominciò piano piano
ad appassire, perse tutta la bellezza e non si sposò mai.
I sanfredianini si fecero convinti che la Nara lo amava,
il Nannucci, anche se era grullo, e che era stato il suo babbo a impedirle di
vederlo: “Grulli in casa non ne voglio” E così il babbo della Nara tarpò i
sogni d’amore del povero Piero Nannucci.
Nessuno ha mai saputo più nulla del cow boy di San
Frediano, ma se chiedete in giro tutti vi risponderanno che “i’Nannucci l’è
andato in America, tuvvedrai”.
Sarà in America il Nannucci, magari in Texas, finalmente
a cavallo.
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