lunedì 1 agosto 2016

AD VICENNALEM SPETIARUM PUELLARUM CELEBRANDUM di Narciso Fenice Ramparti

Lascio ristagnare il vostro imbarazzo per una sola riga e passo subito a spiegare che, tradotto dal latino, il titolo significa 'Celebrazione per il Ventennale delle Spice Girls'.

Esatto, siamo già arrivati a questo punto: in un convulso frullìo d'ali la nostra giovinezza s'involò, ed eccoci qui canuti a spiegare ai giovinastri la grande musica dei nostri tempi che furono. Non Freddie Mercury, al tempo già cibo per vermi, non i Guns'n'Roses, ormai persisi per strada, né gli acclamatissimi Nirvana, Soundgarden e Pearl Jam, ma le Spice.

Le Spice Girls. Sì, perché nei mitici '90s me la vidi abbastanza brutta: per me la musica era anfetaminico misticismo e gloriosa celebrazione dell'ormone, su tinte possibilmente fucsia-puttana, porpora-sbocco o nero-fluo, e quindi non riuscii mai a conformarmi all'ondata grunge. Vivevo come un reietto, ostracizzato da tutti quei circoli musicali “seri” che avrei poi visto morire fra i rantoli (o ancor peggio reincarnarsi malissimo) all'alba dei duemilas, col revival degli Eighties e il ritorno del plastic-pop. Gli Aqua non potevano certo bastare, e così, sparute congreghe di metallari mi accordavano talora la loro benevolenza e io ricambiavo: l'esaltante musicalità hard&heavy restava in quell'ultima decade del Novecento la mia sola àncora di salvezza. Almeno fino alla pubblicazione del più devastante debut hit single di tutti i tempi: Wannabe.

Ora, se una serie di commenti biecamente sessisti non corrisponde al vostro ideale di lettura piacevole, è forse il caso che passiate direttamente ad un altro contributo di questo numero della nostra prestigiosa rivista. Tutti gli altri allupati possono tranquillamente proseguire.

Era un ozioso pomeriggio estivo del '96, e MTV stava come al solito abusando della mia inerzia, propinandomi la sua ignobile heavy rotation di boy-bands e inascoltabili grungettoni. Mai che passassero roba di mio specifico gusto: ero ridotto al punto di esultare per la pregevole Save Tonight di Eagle Eye Cherry o di plaudire all'esordiente Niccolò Fabi e alla sua orecchiabile Dica, come anche di gradire qualsiasi cosa dei Blur o dei Supergrass. Poi, col tempo, ho imparato ad amare anche la roba che mi lasciava indifferente (tipo gli Smashing Pumpkins, o gli Oasis, o i già citati Nirvana), ma all'epoca ero un intransigente quanto semplicista succhiatore di vita. Insomma, com'è come non è, bastò il primo minuto del loro primo video ed ero già fan delle Spice Girls.

Wannabe era una deliziosa frustata sulle chiappe, una ventata d'aria fresca e uno sberleffo britannico al depressivo machismo del Seattle sound; la cosa bella fu che tutti capirono immediatamente che non si trattava di una delle solite, effimere, merdate pop, ma di una novità potente, se non alla Beatles, comunque, e con le debite proporzioni, di portata similare: in ogni caso era qualcosa che non sarebbe passato inosservato e che anzi avrebbe dettato i prossimi, durevoli, fashion trends (le zeppe in primis!). I ragazzi coi capelli da cocker e i maglioni spigati tentarono in ogni modo di screditarle, pur senza staccare gli occhi dalle loro anche ondeggianti: ma le cinque inglesine sbaragliarono ogni ostacolo e in pochissime settimane ascesero al trono dello stardom.

Le mie preferite, da subito, erano Geri e Mel B; le altre non erano propriamente i miei tipi, ma nel mucchio una botta non si negava a nessuno. Emma era occhei, ma non sono mai impazzito per le bionde platino, cioè, cerco altro, non mi fermo ai capelli; Mel C aveva la miglior voce del quintetto, ma difettava irrimediabilmente di sex-appeal, una mancanza soggettivamente acuita dalla mia totale indifferenza per la pratica agonistica. Con Victoria, infine, non c'è mai stata chimica, sopratutto perché praticamente non cantava: nondimeno, per tutti gli anni a venire il mondo l'ha adorata come strafiga classy, ma a me non ha mai detto granché come ragazza e tanto meno come artista. Sono comunque certo che non ha mai sofferto per questa mia tiepida considerazione nei suoi confronti.

Riguardatevelo, il video di Wannabe: ovvio che la canzone non l'hanno scritta loro e che quel successo e i seguenti furono genialmente architettati da un team di strateghi dell'industria discografica, ma le ragazze, innegabilmente, ci sapevano fare. Quanto bastava per catalizzare l'attenzione di un miliardo di persone.

I capezzoli delle due Mel schizzavano impietosi da sotto i toppini attillati, Geri miagolava e Emma faceva le fusa, Victoria era ancora sopportabile. Insomma, un'apoteosi scandita da un riff di marimba (ocosacazzè) e da vocalità gorgiosamente irriverenti. Ciao Kurt, riposa in pace. Hasta manana, nello walkman dei repressi.

Non facemmo neanche in tempo a ripulirci coi kleenex che subito uscì Say you'll be there, e buonanotte al cazzo. Non so se ve la ricordate, musica suadente e ritmata, con suoni azzeccatissimi, e un video che rilanciava su scosciate ipnotiche e maliziosi ammiccamenti in un neanche troppo inconscio richiamo alla filmografia pettoruta del grande Russ Meyer. E poi, in una morbid sequence che finì col rincitrullirci, seguirono a nastro 2 become 1 e Who do you think you are?

Già all'inizio del 1997 il mondo ne voleva ancora. L'auspicato come-back e la conferma del loro successo planetario non si fecero attendere troppo. L'autunno seguente sfornarono un altro gigantesco calcio nei coglioni dei perdenti in la minore, con l'acclamato Spice World.

Faccio un esempio banale. Vi capita mai di risvegliarvi e trovarvi catapultati nel video di Spice up your life? No? Ecco, vedete? Se non c'è empatia fra Autore e lettori, cosa continuo a fare? Meglio finirla qui.

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