domenica 1 maggio 2016

EPOS MICROMETROPOLITANO di Narciso Fenice Ramparti

PROGOLO

 
Lasciali dire. Anzi, fomenta. Meglio mille lati oscuri che il nulla dietro una facciata grigia. Non tutti i politici sono disonesti, non tutti i preti sono pedofili, non tutti gli sbirri sono dei criminali servi del potere, non tutti gli animali sono amici, non tutti i tossici sono dei falliti. Certe forme di idiozia sono adamantine. E si offendono pure, se glielo dici.

 
CANTO PRIMO
(Elleboro e timo)
 
Rincasare ubriachi alle 21: la midònna impone un coprifuoco proibitivo per il sabato sera, e io apparecchio col fido Aiace una rapida sortita aperitivante al ns circolino, l'Arci Progresso di Firenze. Belli determinati a spararci aggràtis la partita della Fiorentina nella sala cinema sottostante, ordiniamo un Negroni: Libero, amabile ma sinistro mescitore, ci consegna una miscela micidiale. Al secondo gol gigliato siamo già in delirio totale: forza viola e palleinmano. A un certo punto, però, la tipa che garba ad Aiace – da lui eloquentemente nomata 'Culieri' – va a giocare al biliardino (boh, nel 2016) e così seguiamo a ruota pure noi.

C'è sto calcino balilla ancora libero, e allora propongo la solita sfida: ragazzi di destra (noi) contro ragazzi di sinistra (loro) per giocarci TUTTE le fighe del circolo. Però Aiace vuole essere di sinistra e io mi trovo a dover cercare un compagno che accetti di dichiararsi di destra: unico volontario un simpaticissimo albanese di nome Leonard, che probabilmente non aveva capito. Comincia il match. Andiamo subito sotto di tre gol. Poi rimontiamo e, a sorpresa, portiamo la destra alla vittoria. Umiliazione di Aiace, che di solito mi batte sempre, e trionfo totale all'insegna di una nuova entusiasta amicizia con questo Leo albano. Ogni volta che esci con Aiace è una serata da raccontare. Arrivo a casa giusto per cena, e strippo. Parecchio.

 
CANTO SECONDO
(Ma quanto sei stronzo?)

Da quando abbiamo smesso con la stricnina ci ritroviamo ad essere assaliti con maggior veemenza dalle isterie del weekend. Essendoci ritirati a vita privata dalla metà dei trenta, perché il buon gusto è la nostra religione, ci ritroviamo in questi allucinanti sabato pomeriggio in preda ad una sorta di distruttiva euforia liceale. A questo giro la colpa era mia: arriviamo, io e Aiace, al Progresso per il solito Negroni e mentre stiamo sorseggiando avvertiamo distintamente, dai locali sottostanti il bar, delle voci femminili che intonano litanie orientali: io, già lievemente alterato, sbrocco e mi fiondo di sotto per irrompere nel nirvana, ma vengo prontamente stoppato da Libero, gestore e bravissima persona (come ho mancato di specificare dall'inizio, ma anche Omero non è che stesse a introdurre i personaggi): mi spiega che potrei essere incriminato per turbamento di funzione religiosa, in quanto nei locali dabbasso stanno ospitando un'imprecisata congrega islamica o induista che sta concelebrando. Ma la mia anima candida reagisce spasmodica: voglio aggregarmi! Ogni religione abbraccia un volto di Dio e io mi piace pregare con quelli di altre confessioni. Niente da fare: Libero, giustamente irremovibile e innervosito, non abbocca e mi caccia dal circolo, financo privandomi di ogni futuro privilegio. Non ci siam più tornati, e Aiace non manca di farmelo pesare.

 
CANTO TERZO
(Interludio perverso)

Quel sabato avevo precisato ad Aiace che non sarei potuto uscire: in quanto unico autore retribuito di questa prestigiosa rivista, avevo ricevuto da Barilli la commissione di un virulento editoriale (lo state leggendo) che chiarisse una volta per tutte la compatta posizione politica dei contributori. Diciamolo adesso e valga per sempre: siamo dei neocrepuscolari incazzati. E a nessuno è permesso mai, e dico mai, divergere anche solo impercettibilmente dalla nostra rigida linea editoriale, come potete facilmente notare anche solo leggendo questo numero. Ma tu? Trascendi il noumeno kantiano oppreferisci la sorca?

 
CANTO QUARTO
(Rivelazione pre-infarto)  

Io sono il giovedì sera. Abbiamo strappato trentasei minuti di mondanità alla vita, concedendoci cubalibre e movida lampo al Genio Italiano. C'era una band ganziale, con due bellefìe alla voce, che faceva classici '70-'80: tutti bambi e strambi, ci siam messi a ballare venus, ladymarmalade e splendidosplendente. Ovviamente, la mia identità segreta è andata a farsi fottere quando ho dovuto trasformarmi davanti a tutti. Siamo schizzati a casa prima che la citroen diventasse una zucca e noi tornassimo brutti come prima dell'incantesimo. Ma non temete: non siete tagliati fuori dal tagadà di nostra vita! State allegri, dacché Tommi cagherà all'uopo un videodocumento di quanto eravamo fighi! Vi aspetto tutti domani pome al bar Nike per la première.
 

CANTO QUINTO
(Sorriso dipinto)

Mia madre mette in imbarazzo anche i rumeni. Ci chiama a tavola: io e mia sorella arriviamo e c'è questo rumeno a sedere fra i nostri due posti. Ovviamente non battiamo ciglio, abituati a numeri simili e anche peggio ma comunque maledicendola fra i denti. Una che prende il vangelo alla lettera in casa è un pericolo micidiale per l'incolumità. Nel cogliere l'implicita metafora paideutica sulla considerazione indistinta che mia madre ha dei partecipanti alla sua mensa, ovvero di poveracci cristianamente assistiti (noi come il rumeno), abbiamo inteso mettere a suo agio l'ospite: dietro la facciata del più vieto stereotipo, si nascondeva un principe valacco di nome Adrian, che quella vecchia strega aveva imprigionato e costretto a spaccar legna.

 
CANTO SESTO
(Sì, ma famo presto!)
 
Drittu'ntu'sticchiu! Hai voglia a far quel che cazzo ti pare e definirlo cultura o ancor peggio arte. Ripigliatevi. Saperci fare è un'arte incomunicabile. L'insuccesso esaspera le paranoie. L'Italia che va a rotoli siete voi.

Ora non vorrei sembrare arrogante (ah! Masséntilo!), ma ti sembra ragionevole mandare affanculo a ventanni due genitori in gamba, un titolo di studio, gli amici "perbène" e una dimensione prospetticamente ideale, solo per du'cazzi, perlopiù attaccati a gente scarsa, e finire a quarant'anni ad entusiasmarsi per un corso di salsa o venire a grattuggiare a me i coglioni con fottute verità tantrorientali? Maledizione! Il catechismo poteva salvarti la vita!

 
EPÌGOLO
 

Facebook amplifica l'esposizione della tua personalità: rende lampanti i tuoi gusti e spesso anche il tuo pensiero; esalta la tua inventiva, compiace la tua vanità, evidenzia il tuo livello culturale e il tuo stile, ma anche palesa la tua pochezza, ripetitività, mancanza di idee, sfiga (vai, gioca! e sopratutto mandami gli inviti per giocare!) e solitudine. Però siam tutti dentro. E fa molta compagnia. Ecchebbello.

Il mio top di scrollare la home nella mattina finto-lavorativa sono quei finto-duri che, colti da spasmi di finto sentimentalismo, indulgono a qualche poco stilosa stronzata intellettualizzante. Cioè, tutti convinti, sì. Poi un giorno la magia o la poesia, e quindi Dio, gli sfiorano le labbra facendoli impazzire.

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