PROGOLO
CANTO
PRIMO
(Elleboro
e timo)
Rincasare ubriachi alle 21: la midònna impone un coprifuoco proibitivo per il sabato sera, e io apparecchio col fido Aiace una rapida sortita aperitivante al ns circolino, l'Arci Progresso di Firenze. Belli determinati a spararci aggràtis la partita della Fiorentina nella sala cinema sottostante, ordiniamo un Negroni: Libero, amabile ma sinistro mescitore, ci consegna una miscela micidiale. Al secondo gol gigliato siamo già in delirio totale: forza viola e palleinmano. A un certo punto, però, la tipa che garba ad Aiace – da lui eloquentemente nomata 'Culieri' – va a giocare al biliardino (boh, nel 2016) e così seguiamo a ruota pure noi.
C'è
sto calcino balilla ancora libero, e allora propongo la solita sfida: ragazzi
di destra (noi) contro ragazzi di sinistra (loro) per giocarci TUTTE le fighe
del circolo. Però Aiace vuole essere di sinistra e io mi trovo a dover cercare
un compagno che accetti di dichiararsi di destra: unico volontario un
simpaticissimo albanese di nome Leonard, che probabilmente non aveva capito.
Comincia il match. Andiamo subito sotto di tre gol. Poi rimontiamo e, a
sorpresa, portiamo la destra alla vittoria. Umiliazione di Aiace, che di solito
mi batte sempre, e trionfo totale all'insegna di una nuova entusiasta amicizia
con questo Leo albano. Ogni volta che esci con Aiace è una serata da
raccontare. Arrivo a casa giusto per cena, e strippo. Parecchio.
CANTO
SECONDO
(Ma
quanto sei stronzo?)
Da
quando abbiamo smesso con la stricnina ci ritroviamo ad essere assaliti con
maggior veemenza dalle isterie del weekend. Essendoci ritirati a vita privata
dalla metà dei trenta, perché il buon gusto è la nostra religione, ci
ritroviamo in questi allucinanti sabato pomeriggio in preda ad una sorta di
distruttiva euforia liceale. A questo giro la colpa era mia: arriviamo, io e
Aiace, al Progresso per il solito Negroni e mentre stiamo sorseggiando
avvertiamo distintamente, dai locali sottostanti il bar, delle voci femminili
che intonano litanie orientali: io, già lievemente alterato, sbrocco e mi
fiondo di sotto per irrompere nel nirvana, ma vengo prontamente stoppato da
Libero, gestore e bravissima persona (come ho mancato di specificare
dall'inizio, ma anche Omero non è che stesse a introdurre i personaggi): mi
spiega che potrei essere incriminato per turbamento di funzione religiosa, in
quanto nei locali dabbasso stanno ospitando un'imprecisata congrega islamica o
induista che sta concelebrando. Ma la mia anima candida reagisce spasmodica:
voglio aggregarmi! Ogni religione abbraccia un volto di Dio e io mi piace
pregare con quelli di altre confessioni. Niente da fare: Libero, giustamente
irremovibile e innervosito, non abbocca e mi caccia dal circolo, financo
privandomi di ogni futuro privilegio. Non ci siam più tornati, e Aiace non
manca di farmelo pesare.
CANTO
TERZO
(Interludio
perverso)
Quel
sabato avevo precisato ad Aiace che non sarei potuto uscire: in quanto unico
autore retribuito di questa prestigiosa rivista, avevo ricevuto da Barilli la
commissione di un virulento editoriale (lo state leggendo) che chiarisse una
volta per tutte la compatta posizione politica dei contributori. Diciamolo
adesso e valga per sempre: siamo dei neocrepuscolari incazzati. E a nessuno è
permesso mai, e dico mai, divergere anche solo impercettibilmente dalla nostra
rigida linea editoriale, come potete facilmente notare anche solo leggendo
questo numero. Ma tu? Trascendi il noumeno kantiano oppreferisci la sorca?
CANTO
QUARTO
(Rivelazione
pre-infarto)
Io
sono il giovedì sera. Abbiamo strappato trentasei minuti di mondanità alla
vita, concedendoci cubalibre e movida lampo al Genio Italiano. C'era una band
ganziale, con due bellefìe alla voce, che faceva classici '70-'80: tutti bambi
e strambi, ci siam messi a ballare venus, ladymarmalade e splendidosplendente. Ovviamente,
la mia identità segreta è andata a farsi fottere quando ho dovuto trasformarmi
davanti a tutti. Siamo schizzati a casa prima che la citroen diventasse una
zucca e noi tornassimo brutti come prima dell'incantesimo. Ma non temete: non
siete tagliati fuori dal tagadà di nostra vita! State allegri, dacché Tommi
cagherà all'uopo un videodocumento di quanto eravamo fighi! Vi aspetto tutti
domani pome al bar Nike per la première.
CANTO
QUINTO
(Sorriso
dipinto)
Mia madre mette in imbarazzo anche i rumeni. Ci chiama a tavola: io e mia sorella arriviamo e c'è questo rumeno a sedere fra i nostri due posti. Ovviamente non battiamo ciglio, abituati a numeri simili e anche peggio ma comunque maledicendola fra i denti. Una che prende il vangelo alla lettera in casa è un pericolo micidiale per l'incolumità. Nel cogliere l'implicita metafora paideutica sulla considerazione indistinta che mia madre ha dei partecipanti alla sua mensa, ovvero di poveracci cristianamente assistiti (noi come il rumeno), abbiamo inteso mettere a suo agio l'ospite: dietro la facciata del più vieto stereotipo, si nascondeva un principe valacco di nome Adrian, che quella vecchia strega aveva imprigionato e costretto a spaccar legna.
CANTO
SESTO
(Sì,
ma famo presto!)
Drittu'ntu'sticchiu! Hai voglia a far quel che cazzo ti pare e definirlo cultura o ancor peggio arte. Ripigliatevi. Saperci fare è un'arte incomunicabile. L'insuccesso esaspera le paranoie. L'Italia che va a rotoli siete voi.
Ora
non vorrei sembrare arrogante (ah! Masséntilo!), ma ti sembra ragionevole
mandare affanculo a ventanni due genitori in gamba, un titolo di studio, gli
amici "perbène" e una dimensione prospetticamente ideale, solo per
du'cazzi, perlopiù attaccati a gente scarsa, e finire a quarant'anni ad
entusiasmarsi per un corso di salsa o venire a grattuggiare a me i coglioni con
fottute verità tantrorientali? Maledizione! Il catechismo poteva salvarti la
vita!
EPÌGOLO
Facebook
amplifica l'esposizione della tua personalità: rende lampanti i tuoi gusti e
spesso anche il tuo pensiero; esalta la tua inventiva, compiace la tua vanità,
evidenzia il tuo livello culturale e il tuo stile, ma anche palesa la tua
pochezza, ripetitività, mancanza di idee, sfiga (vai, gioca! e sopratutto
mandami gli inviti per giocare!) e solitudine. Però siam tutti dentro. E fa
molta compagnia. Ecchebbello.
Il
mio top di scrollare la home nella mattina finto-lavorativa sono quei
finto-duri che, colti da spasmi di finto sentimentalismo, indulgono a qualche
poco stilosa stronzata intellettualizzante. Cioè, tutti convinti, sì. Poi un
giorno la magia o la poesia, e quindi Dio, gli sfiorano le labbra facendoli
impazzire.
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