Il cielo
sopra Montedoro è sempre incomprensibilmente azzurro.
Mentre Saro
stava leggendo il suo libro, d’un tratto sente il rombo di un motore. Supera il
bancone, apre la porta ed esce a vedere. La pompa di benzina , blu scura,
assorbe ognuno dei 43 gradi che incendia la giornata. Guarda a destra e
sinistra, vede la polvere alzata in lontananza e poi il consueto paesaggio
deserto.
Quando il
padre gli comprò la licenza, sembrava imminente la partenza dei lavori della
nuova superstrada. Avrebbe unito Palermo
ad Agrigento e sarebbe passata proprio
davanti a quella pompa.
Dopo 3 anni le ruspe sono ancora ferme davanti al
distributore.
Ogni mattina
Saro si alza alle 5, passa davanti al Bar Sciandra, bussa alla serranda mezza
abbassata, la supera si appoggia al bancone, beve il caffè che Petruzzu gli ha
già preparato e scambia le prime parole della giornata.
”Petruzzu me
lu facisti u cafè ?”
“Tardi
venisti oggi. Che successe ?”
“Mè patre mi
chiamò per impustargli i canali del televisore,
ché deve vedere UnoMattina. Col digitale non vede più una beata
minchia”.
Quindi esce
di corsa e va ad aprire le pompe, come se lo stessero aspettando.
La sua
giornata inizia facendo i conti: per fortuna la benzina non marcisce altrimenti
adesso sarebbe ad Agrigento, come i suoi amici, custode precario nella Valle
dei Templi o stagionale da cameriere a Porto Empedocle.
Quella pompa
è la sua scommessa, quando inizieranno i lavori per la superstrada le cose
cambieranno.
Alle 10, come
tutte le mattine, arriva Gaspare sul Ciao a portargli la brioche col gelato e a
fare il pieno. “Sempre tra i libri stai ?” “Nessuno passò oggi Gaspare.”
Trascorreva
il tempo con i suoi migliori amici: Fedor, Gabriel Garcia, Ernest. Ma appena il
caldo opprimente avesse dato tregua sarebbero arrivati gli operai e lui non
avrebbe avuto il tempo neanche di fiatare. Così aveva comprato il computer e il
cellulare che però, non essendoci linea, teneva chiusi in cassaforte. Ma non
appena la Superstrada fosse finita, Montedoro sarebbe diventata uno snodo
fondamentale e le compagnie telefoniche li avrebbero collegati al mondo.
Quel sabato
mattina Saro si alza diversamente. Prima del suono della sveglia. Corre alla
pompa senza fermarsi al bar. Il calore
sembrava avesse allentato il morso alla gola. Le colline brulle colorate
dal giallo e dal nero del sole infuocato parevano mostrare i primi segni di un
nuovo verde. Di buona lena apre il baracchino, tira fuori i cartelli coi prezzi
della benzina e le offerte per i cambi dell’olio e il cellulare dalla
cassaforte per provare ad accenderlo.
In lontananza
sente il rumore di un motore. Ma non di quelli conosciuti dei compaesani o
quello a pieni giri di chi sembra voler scappare da Montedoro. Vede una Golf
grigia mettere la freccia verso la pompa. Alla guida una ragazza bionda, sola,
che non poteva avere più di 25 anni.
“Ciao, scusami è un self service?” “Ma no signorina, ci penso io. Quanto
vi metto?” “Fammi il pieno, grazie.”
Saro torna
dentro per mettersi i guanti. Nell’uscire si ferma davanti allo specchio,
aggiusta il ciuffo, si lecca pollice e indice per inumidire le sopracciglia.
La ragazza
bionda è uscita di macchina. E’ bella come il mare di Vendicari e dai
pantaloncini escono della gambe lunghe come quelle dei fenicotteri rosa nelle
saline di Trapani. Si sta guardando attorno e clicca sul cellulare, lo alza, lo
abbassa come per voler fare uscire qualcosa entrato per sbaglio. Saro la guarda
e le avrebbe voluto dire che la linea a volte non c’è neanche sul telefono
fisso. “Signorina stamattina credo ci sia un problema perché vedete ? “
mostrando il suo cellulare “non ho linea manco io.“ La ragazza intanto si è
tuffata in macchina passando dal finestrino a cercare dei biscotti. Saro pensa
che potrebbe chiudere la pompa e portarla a mangiare i cannoli a Canicattì con
i canditi che sembrano mettere in bocca tutta la Sicilia col suo dolce e aspro.
Poi avrebbero proseguito per la Scala dei Turchi a farle vedere la pietra bianca come il suo viso che si
specchia nell’azzurro del mare e infine si sarebbero potuti fermare a mangiare
il cous cous ai frutti di mare e dormire in quell’albergo dalla cui finestra si
vede la Valle dei Templi illuminata.
“Quant’è ?”
la ragazza mostrandogli un invitante sorriso. “35 euro signorina.” le balbetta
Saro. “E’ lontana da qui Porto Empedocle ?” le chiede con il viso girato verso
la borsa alla ricerca del denaro. “un’oretta e mezzo signorina. Andate al mare?” “L’idea sarebbe quella. E’ l’ultima
tappa della mia gita in solitaria della Sicilia” Lo guarda negli occhi, Saro
non regge lo sguardo, prima abbassa poi
rialza subito il viso. Entrambi rimangono
in silenzio; mentre gli porge le banconote la ragazza sfiora la mano di Saro
che sente in quel momento il profumo delle zagare e dei fiori di pesco.
La ragazza
gira la chiave, lo guarda ancora negli occhi e con la mano aperta lo saluta e
va via.
Saro rimane
fermo con la banconota tra il pollice e l’indice e la guarda finché la macchina
non si perde nell’orizzonte.
Adesso ne era
certo la Superstrada non sarebbe mai più passata dalla sua pompa di benzina.
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