sabato 28 febbraio 2015

EVERGREEN di Simone Magnani

Io ero sicuro che esistessi. Nella mia cameretta, piegato sulla mia chitarra ficcavo le punte delle dita su quelle sei corde per cercare di tirare fuori dalle parole dei miei cantautori dei sogni plausibili. Gli spartiti non erano veri spartiti, ma testi con gli accordi segnati a penna. E anche i sogni forse erano un'approssimazione di sogni veri. Ma mi bastavano eccome. Nessun plettro, solo arpeggi, più compatibili coi regolamenti condominiali e coi fratelli che studiano nell'altra stanza.
Io non sapevo ancora che faccia avessi, che nome avessi, che odore avessero i tuoi capelli. Ma ero sicuro che esistessi. Me lo avevano promesso quelle canzoni.

Sono passati gli anni e il tuo nome l'ho appiccicato prima a una donna, poi a un'altra, poi a chissà quante altre. Come un'etichetta nuova sul citofono di sempre, quando cambia inquilino. Non era cinismo. Io tutte le volte ero strasicuro. Non era accontentarsi. Dalla mia chitarra uscivano le stesse note. Ma con meno frequenza. La voce più sicura. Il cuore, più grande e allenato, aveva bisogno di meno battiti.

Adesso mi trovo qui vero la fine di questo viaggio e mi accorgo di non averti mai trovato. Dalle mie dita escono ancora le stesse canzoni. Escono con sicurezza, con più tecnica, ma meno passione. Ero sicuro che esistessi, ma non ti ho trovata. Non so dove sei scappata o dove ti ho fatto scappare. So che le carezze non sono arrivate. E che le mie canzoni adesso non le conosce quasi più nessuno. E chi le conosce le chiama evergreen




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