sabato 28 febbraio 2015

CON LA LUCE ACCESA di Jack Panforte

Vi devo raccontare di Gerardino, il nipote di mio zio.
Gerardino era un bambino gracile e minuto. A 4 anni pesava quanto un panino ferrarese, a 5 anni quanto un pentolino di ballotte, a 6 anni quanto un gatto magro. Viveva nella sua casina con i genitori e il gatto Betonio, passava le giornate a scaccolarsi e a rincorrere le lucertole, le quali erano talmente stressate dalle continue angherie di Gerardino che c'è chi giura di averle viste masticare foglie di valeriana per tranquillizzarsi. Per la verità qualcuno le ha anche viste allungare 10 euro ad un noto spacciatore della zona per acquistare della marjiuana e fumarsela mentre Gerardino era a dormire o in bagno a fare la cacca dove egli passava almeno 5 delle 24 ore giornaliere.
Si perché una peculiarità di Gerardino era che riusciva a produrre più materia di quella che riusciva a ingurgitare. A fronte di un pranzo composto da UNO spaghetto di numero al pomodoro per primo e DUE olive snocciolate per secondo, riusciva a presentarsi al gabinetto almeno 5 volte nelle 4 ore successive accumulando complessivamente un kilo e 200 grammi di cacca.
Gerardino fu portato al famoso centro specialistico intestinale di Pisa e di fronte a questo scenario il famoso dottor Knorr asserì che il bambino era un generatore inconsapevole di materia M. I genitori di Gerardino chiesero subito al famoso luminare cosa significasse quella strana dicitura e il dottore rispose schietto: Vostro figlio è un grandissimo cacone.

Con questa importante diagnosi i genitori tornarono a casa e si rassegnarono a spendere pochissimo all'alimentari e tantissimo per lo spurgo della fossa biologica.
Gerardino era però un bambino felice, viveva sereno nella sua casa di campagna in Mugello e si divertiva a fare le piste delle macchinine nel giardino. Un giorno decise di costruire la pista più lunga di sempre e progettò la sua fuga da casa. Iniziò intorno alle 9 di un caldo mattino di luglio a togliere erba e sassi su un percorso ben calcolato. Intorno alle 12 era già arrivato alle porte di Firenze. Scavando e togliendo gli ostacoli sul suo cammino arrivò prima del tramonto davanti a piazza del Campo a Siena. A quel punto stanco per il duro lavoro si accoccolò con la macchinina fra le mani e si addormentò. Venne trovato da uno spazzino che puliva la piazza. Quando Gerardino aprì gli occhi si rese conto che il netturbino aveva spazzato via l'ultima parte della sua preziosa pista e quindi, con grande rammarico ed estrema indignazione, sferrò verso il povero lavoratore il colpo segreto di Gerardino, ovvero un calcio di punta fortissimo negli stinchi. Lo spazzino cadde a terra chiamando in causa almeno 7 madonne e tutto l'albero genealogico di Gerardino, soffermandosi in particolar modo sulla da lui presunta suinità della madre.
Gerardino però era già scappato lontano, seguendo la sua pista tornò a casa dove i genitori avevano già chiamato Chi l'ha visto e la D'Urso. Lui si chiuse in bagno; fece la cacca piangendo per 2 ore.

Alla sera però aveva paura del buio. Gerardino si sentiva vulnerabile nel suo lettino e passava notti insonni convinto che ci fossero mostri e morti viventi sotto il letto. Una sera il gatto Betonio, kilogrammi 8 di peso, tentò in maniera molto goffa di arrampicarsi sul letto di Gerardino. Questi, già in tensione per i motivi suddetti, sentendo un movimento sospetto, si rizzò di colpo, iniziò ad urlare e a prendere a manate fortissime la povera bestia inconsapevole.
Ne nacque una colluttazione in cui Gerardino rimediò 2 graffi sull'orecchio e il gatto Betonio un ictus fulminante che non lo uccise ma che gli paralizzò i baffi destri e un occhio. Quando miagolava si muovevano solo i baffi sinistri e ti guardava con un occhio fisso che incuteva terrore.

Adesso Geradino è cresciuto, boccia a scuola e fuma le Chesterfield blu. Ma quando torna a casa la sera corre in bagno, poi si mette a letto, accarezza una macchinina e dorme con la luce accesa 

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