domenica 12 ottobre 2014

UNO di Monica Capomonte

Come ci eravamo arrivati a questo punto?

Lorenzo continuava a ripetere che era una questione di scadenze. Datti una scadenza, poi lavora sodo e rispettala. Nel frattempo vai a comprare le sigarette e prenditi una di quelle macchine per il caffè americano: ti vengono fuori anche otto tazze alla volta. Tu bevi, resta sveglio, fuma e il libro si scrive da sé o quasi. L’importante è rispettare la scadenza, il rigore, la precisione, il lavoro di cesello, la limatura, per essere guardiani del proprio stile. Rispetta il tuo lavoro, ma soprattutto rispetta la scadenza.

“A questo modo la vita non è una scatola di cioccolatini, è un barattolo dei cereali. Con la scadenza.” Simone fece il suo commento senza smettere di sfogliare il catalogo di acquisti on line: elettrodomestici, frigoriferi, asciugacapelli e tutto il ben di Dio che si attacca a una spina. Era alla ricerca di una macchina per asciugare i vestiti: non ne poteva più della parata di indumenti in salotto, quando fuori era brutto tempo.

“Che ne sai te di che vuol dire lavorare. Non ce l’hai un lavoro.”
“Non ho neppure una casa, se per questo.”
“Inizia il momento “Grinch” di autocommiserazione.”
“Già: l’assassino potrei essere io.” Finalmente Simone chiuse il catalogo e lo lanciò verso il tavolino della tv, mancandolo.
“Per uccidere la gente bisogna essere tipi intraprendenti.”
“E perché? Uno potrebbe uccidere per caso.”
“ Per caso?”
“Esattamente. Un ragazzo… trasandato,  barba sfatta eppure ricco di fascino, uccide per sbaglio.”
“Non mi sembri esattamente ricco di fascino. Non mi sembri ricco, in tutti i sensi. Comunque… intendi un incidente?”
“Intendo molti incidenti. Troppi perché siano una coincidenza.”
“Fatti dalla stessa persona?”
“Sì. Il giovane, affascinante e trasandato, senza volere uccide un sacco di gente.”
“Con una macchina?”
“Investendoli con una macchina, colpendoli con … un asciugacapelli, facendo cadere un frigorifero”
“Come cavolo si fa a far cadere un frigorifero addosso a qualcuno?”
“Non è importante” Simone agita la mano come a scacciare una mosca dallo spazio aereo davanti al naso “fatto sta che questo tizio fa fuori un sacco di gente, e si sente in colpa, perché non voleva far loro del male. Così si mette a cercare nella vita di queste persone per vedere se meritavano di morire oppure no.”
“ E lo meritavano?”
“Non lo sa, non ha strumenti per giudicare. Cerca solo di capire.”
“E come va a finire?”
“E che ne so. Sei tu lo scrittore, no?”
Avrei potuto ascoltarli per ore. E l'avrei fatto, se il telefono non fosse squillato. Era Carla. Aveva una voce strana. Come se fosse morto qualcuno.
Cercai d’istinto una sigaretta.

 


 

Nessun commento:

Posta un commento