domenica 12 ottobre 2014

SOLO ALL'UOMO DALLA VESTE BIANCA di Andrea Mitri

Il giorno che a Giuseppe Benetti, davanti alla fontana del querceto, apparve la Madonna e non la riconobbe, io avevo dieci anni, uno meno di lui, e fui il primo ad incontrarlo, mentre, stranito, vagava zigzagando con la sua bicicletta lungo l’argine del fiume. 
Gli urlai che rischiava di cadere e lui di colpo si bloccò, scese dalla bici, mi corse incontro e mi abbracciò piangendo.
La cosa all’inizio mi stupì molto, perché io e Giuseppe non eravamo grandi amici, e piuttosto raramente lui veniva accettato nelle spedizioni a giocare a nascondino, nel parco della villa abbandonata del conte Serramani.  Ma rimasi fermo immobile, consapevole che nel punto in cui eravamo l’unico dei miei amici che avrebbe potuto vederci, da una qualche finestra, era Walter Bortoli, che per fortuna era in vacanza a Bibione da dieci giorni.
Fu nell’attimo in cui Giuseppe, staccatosi, condivise con me il segreto che la signora vestita di blu gli aveva raccomandato di raccontare solo all’uomo vestito di bianco, che inconsciamente realizzai che la mia vita sarebbe cambiata per sempre. Anche se indossavo una maglietta arancione.
Perché solo allora mi resi conto che anch’ io avevo visto quella donna, probabilmente poco dopo di lui; forse cinque minuti, che questo è il tempo che ci si mette a piedi dalla fontana al ponte di legno dove andavo sempre a pesca. Lei si era fermata sulla riva a guardarmi sorridente, mi aveva chiesto se l’avessi riconosciuta ed alla mia flebile risposta affermativa mi aveva confidato quello che sarebbe diventato il Secondo Mistero della Madonna del Ponte di legno. Poi, raccomandatasi di non rivelarlo ad alcuno che non fosse l’uomo che indossava una veste bianca, si era tuffata elegantemente nel fiume sparendo alla mia vista.
Alla fine mi risultò chiaro che era stato proprio così; anche perché alcuni giorni dopo il Cardinale Bertotti, venuto appositamente da Padova ed inizialmente molto scettico sul mio racconto, annunciò alla stampa che un’impronta di piede femminile, perfettamente intatta nonostante la pioggia dei giorni successivi all’apparizione, era stata rinvenuta esattamente nel punto da cui la Madonna (ancora non del Ponte di Legno) si era tuffata.
Francamente a me sembrava che lei si fosse buttata perlomeno cinque metri più in là, ma non stetti a sottilizzare, anche perché mi sentivo già messo sotto esame per il fatto che non volessi rivelare ad alcuno, che non fosse l’uomo dalla veste bianca, quello che la signora in blu mi aveva detto.
E resistetti a lungo.

Con quella caparbietà tipica della mia famiglia, mi rifiutai per mesi di raccontare quello che nel frattempo era divenuto il Secondo Mistero della Madonna del Ponte di legno, visto che il Primo era stato subito spiattellato da Giuseppe Benetti al gelataio di Via Mazzini ed in rapida successione al fornaio di “Non solo pane”.
Al cardinal Bertotti la cosa inizialmente dette molto fastidio, ma a lungo andare, rendendosi probabilmente conto che un mistero era ben più affascinante e coinvolgente di una cosa nota, si schierò apertamente dalla mia parte, convincendomi a mantenere la promessa fatta alla Signora in Blu.
Intorno all’impronta misero una teca di vetro ed intorno alla teca di vetro costruirono una piccola cappella votiva.
Le domeniche mattina, e nell’anniversario dell’incontro, il cardinal Bertotti veniva a dire messa per quasi tremila persone, ed io alla fine dovevo rimanere fermo impettito all’uscita del ponte di legno ad aspettare che la gente mi toccasse un lembo della veste, bianca, e lasciasse l’offerta alla Madonna del Ponte di Legno.
La cosa durò per una decina d’anni. Poi siccome la Signora in Blu non apparve più ed il Secondo Mistero della Madonna del Ponte di Legno non veniva mai rivelato, il numero dei fedeli cominciò a scendere e le messe domenicali a diradarsi. E quando la Jugoslavia si dissolse, la gente cominciò ad andare con più facilità a Medjugorie, dove la Signora in Blu sembrava essere di casa; e piano piano si scordò della Madonna del Ponte di Legno, del suo segreto e di quell’uomo ormai cresciuto che ero diventato.
Solo l’impronta sotto la teca di vetro rimase, immutabile, nel tempo.
Non so se è per ricordarmi quello che ero allora, che adesso sono qui, a San Pietro, e guardo questo uomo vestito di bianco che blocca la macchina con cui lentamente si fa largo tra la folla e scendendo si dirige verso di me. D’improvviso il pianto mi sale in gola, le lacrime mi riempiono gli occhi e a bassa voce confesso al vicino di sinistra, stupito, che il Secondo Mistero della Madonna del Ponte di Legno non esiste, che ho mentito e che vorrei tornare a quel giorno per abbracciare Giuseppe Benetti e semplicemente piangere con lui.
L’uomo vestito di bianco si avvicina, e non so perché mi sembra che pur non guardandomi mi perdoni, mentre dolcemente prende in braccio il bambino della donna che sta alla mia destra.
E l’unica cosa che in quel momento mi riesce di pensare, è che quel bambino ha una maglietta arancione.

 

 

 

 

 

 

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