domenica 11 maggio 2014

LA FINE DELLA STORIA Di Francesco Barilli

“Tu credi in Cristo? “
“Se mi aiuti a uscire di qui credo anche in Vishnu, Brahama e Shiva.“
“Sei consapevole che è morto per redimere i nostri peccati? “
“Certo. Nulla ha potuto per redimere i nostri cervelli. Altrimenti doveva morire e risorgere altre tre o quattro volte. “
“Sei stata battezzata? “
“Ho fatto anche la prima comunione e la cresima. Zia Martha ha le foto. Ha anche le foto dell’estrema unzione del nonno, se glielo chiedi. “
“Sei pentita di quello che hai fatto? “
“Sì, certo. Sono pentita. Ma non credo che al Governatore interessi. Siamo in campagna elettorale e deve far vedere il pugno di ferro con i criminali. “
“Non sembri dare segno di pentimento. “
“Sono passati 12 anni. Ho pensato a quello che ho fatto centinaia di volte. Ho scritto lettere, ho scritto memorie. Ho perfino pregato. Adesso sono solo stanca. Voglio solo che tutto finisca. Mi ucciderei, se avessi il coraggio. “
“Il suicidio è un peccato agli occhi di Dio. “
“Questa è bella. Tra qualche giorno lo Stato mi uccide in nome di Dio, però se ne ha a male se lo faccio da me.“
“La pena di morte è prevista dalla legge. “
“Già. Non è una fortuna? “
Mark Ashton era il Presidente della Lega dei Valori per la Famiglia. Oltre a questo era il Procuratore che aveva chiesto la pena di morte per Carlotta Ramirez, 38 anni prima, che 12 anni prima aveva ucciso una ragazza durante una rapina. Se pensate che sia strano che un devoto cristiano si accanisca contro una donna chiedendone la pena di morte, provate a pensare a quanto sia strano che Ashton conosca Carlotta da 39 anni, un anno in più degli anni della ragazza. Essendo stata concepita con una malformazione che la rendeva a rischio, Ashton e la sua associazione si batté perché la bambina potesse nascere.  Contro gli abortisti, che dicevano di difendere a salute della madre. Contro l’eugenetica e a favore dei diritti del concepito, Ashton si era battuto come un leone. Con lo stesso vigore con cui anni più tardi ha chiesto la pena di morte per Carlotta. Annullando ogni ipotesi di attenuante, scagliandosi contro la crudeltà di quel gesto violento e disperato. Dipingendo la 26 enne Carlotta come un rettile viscido scappato dall’inferno per togliere la vita di un uomo, un ragazzo cristiano senza colpe, strappato dalle braccia della sua famiglia. Strappato dalle braccia: fu questa l’espressione usata da Ashton nella sua requisitoria che convinse i 12 devoti cristiani della giuria a emettere la sentenza capitale.
Certo, forse se Ashton avesse saputo che la bambina che aveva stretto tra le braccia appena nata era la stessa faccia sporca da portoricana che guardava oggi con disprezzo, magari avrebbe avuto qualche argomento per riflettere. Ma non lo sapeva, e ignaro come la maggior parte di noi, continuava a operare le sue scelte convinto di essere nel giusto. Ironico no? Ma non è finita.
“Ho parlato con Wilkins, il Segretario del Governatore.“
“Digli che la foto di lui accanto al caminetto che mi ha inviato a Natale scorso l’ho molto apprezzata. “
“Wilkins è l’unico che ha a cuore la tua storia.“
“E sono finita nel Braccio della Morte. Efficace, mi sembra. “
“Fa quello che può. “
“Anche io. Pensa che avevo una gran voglia di pulirmi il didietro con quella foto. E invece niente.“
“Se solo potessimo invocare l’infermità. “
“Perdonami se non sono totalmente idiota. E scusami se non sono abbastanza fotogenica da attirare la pietà degli elettori nei tuoi appelli in tv. “
Brett Daniels, dell’Associazione contro la Pena di Morte, scoppiò a piangere. In mesi di battaglie non solo non era riuscito a salvare Carlotta, ma neppure le era diventato amico. Forse dipendeva dal fatto che 39 anni prima, lui e Wilkins che oggi vogliono salvarla, erano Presidente e Vice Presidente del comitato abortista che si batteva perché la vita della nascitura Carlotta fosse soppressa prima di nascere. Per il suo bene, intendiamoci. E anche per quello della madre, la cui salute era in pericolo. Era grande il rischio di malattia per la piccola e troppo esigue le speranze di una vita sana. Meglio ucciderla, allora. E meglio salvarla oggi. In difesa della vita. Ironico, no? Ma non è finita.
Alle 9.46 di quella sera, un colpo apoplettico colpì Carlotta, facendola stramazzare al suolo davanti alla sua carceriera durante il controllo serale. La carceriera si chiamava Rachele Orshaw, aveva 31 anni e da convinta sostenitrice della pena capitale telefonò immediatamente al pronto soccorso.
June Pauls, 34 anni, sostenitrice della pena capitale, e Carl Richardson, 36 anni, abortista, furono gli infermieri che si prodigarono per salvare la vita a Carlotta affinché si presentasse all’appuntamento con la sua pena di morte, prevista per il giorno successivo alle 17. Riuscirono nel loro intento, almeno in parte. Perché Carlotta rimase in coma per diverse settimane, a spese dello Stato nell’ospedale di Hillsdale.
Si presentò a questo punto, viste le scarse possibilità di recupero della paziente, la spinosa questione se staccare o meno la spina. La Lega dei Valori per la Famiglia capitanata da Ashton si disse contraria. L’uomo non aveva il diritto di spegnere una vita che Dio per i suoi disegni stava tenendo accesa. Era contrario alla Chiesa Presbiteriana, era contrario a ciò che Dio voleva.
Fu a questo punto che l’associazione di Daniels e Wilkins operò una campagna di stampa cercando di convincere la famiglia che era molto più pietoso staccare la spina invece che prolungare quello che secondo loro era un costoso accanimento terapeutico che provocava, loro ne erano certi, interminabili sofferenze alla paziente.

Carlotta Ramirez morì tre mesi dopo, a seguito di un calo di tensione che provocò un lieve ma letale sobbalzo alle macchine che la tenevano artificialmente in vita. Segno che Cristo, Vishnu, Brahama e Shiva avevano deciso che stavolta era davvero finita.

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